lunedì, settembre 26, 2005
E se i radicali fossero effettivamente un movimento de sinistra? In questi ultimi tempi (di accordi tentati e mancati, dalle regionali in poi) ho sentito ripetere: per quanto riguarda i diritti civili i radicali sono vicini alla sinistra, per quanto riguarda l'economia e la politica estera, invece, sono più vicini alla destra. Ma stanno davvero così le cose? Non è che la collocazione naturale dei radicali sia a sinistra? Nella intervista rilasciata al Corriere della Sera il 20 settembre 2005, Marco Pannella ha parlato dei seguenti "nostri riferimenti espliciti": "Fortuna, Zapatero, Blair. Potrei citare anche Ignazio Silone, che lasciò la sua scrivania di lavoro alla nostra lega degli obiettori di coscienza. Lord Beveridge, il liberale che progettò il welfare del laborista Attlee. Il socialismo fabiano. Aldo Capitini. L'eco gobettiana. Il cattolicesimo liberale da Buonaiuti a Pettazzoni. Romolo Murri, sacerdote e deputato radicale. Azionisti come Guido Calogero." Lord Beveridge e il socialismo fabiano?!? Per chi non ha profondità storica sulle questioni radicali (come il sottoscritto) la sorpresa è stata tanta: ma come, mi iscrivo ad un movimento liberale, liberista e libertario e poi scopro che fra i "nostri" riferimenti ci sono Blair, Fortuna, Zapatero, Lord Beveridge e il socialismo fabiano... roba da non credere. Allora, visto che su ebay mi sono appena giudicato il numero 1 (del 2 marzo 1957) de Il Radicale - Periodico d'informazione e di critica politica, ho pensato di approfondire storicamente questo sconcerto. Di spalla, infatti, figura un articolo firmato da Max Salvadori e così intitolato: "L'a.b.c. dell'economia radicale - La lotta per la libertà non può essere dissociata dalla lotta per l'uguaglianza". Ed ecco che scopro che "i principi dell'economia radicale sono stati formulati non tanto dagli economisti [...] quanto da uomini di stato: [...] negli Stati Uniti da Henry Clay [...] al Franklin Roosvelt del New Deal [...]". Il New Deal?!? Tra l'altro, sempre in prima pagina, compare la risoluzione approvata all'unanimità dal comitato centrale del partito (radicale, appunto) che segna l'inizio della battaglia radicale nel paese per una alleanza tra le forze democratiche, laiche e socialiste. Insomma, in 50 anni, le cose sembrano non essere cambiate: allora come oggi si cercavano/si cercano alleanze con i socialisti, allora come oggi i riferimenti in campo economico sono rimasti gli stessi. Ma allora perchè, ad un certo punto, definirsi liberisti e libertari? Non è che il liberista/libertario fosse solamente Della Vedova? Ma cosa hanno da spartire il New Deal e il socialismo fabiano con Hayek e la Thatcher?
giovedì, settembre 22, 2005
Salta il ministro... salta il governo?
E così Domenico Siniscalco si è dimesso. Impossibile fare il ministro (tecnico) della CDL. Nel governo sono diventate insanabili certe rotture. Siniscalco ci provato ma la litigiosità della coalizione ha reso troppo difficile il suo lavoro di mediazione fra le parti. Il caso Fazio e la legge finanziaria in discussione hanno evidenziato tutte le contraddizioni interne. A questo punto temo la paralisi e la fine del governo Berlusconi. Le dimissioni di Siniscalco sono solamente la punta di un iceberg. Il problema è molto più ampio. Ogni partito prova a tirare acqua al proprio mulino, ognuno asseconda logiche di potere interno alla coalizione. Follini si vuole smarcare da Berlusconi, la Lega vuole avercelo sempre e comunque duro, AN è un partito spaccato (perchè non chiariscono una volta per tutte la loro identità? AN è il partito di Fini o di Alemanno? A sentirli parlare sembrano provenire da due partiti diversi), Forza Italia, nel suo tentativo di accontentare tutti, ha dimenticato di essere il partito di maggioranza. I conti pubblici peggiorano e l'economia procede a rilento, la credibilità dell'Italia all'estero è diminuita, urge una azione di governo forte e decisa, ma ormai questo governo ha spento la sua debole forza propulsiva... ha senso continuare a tenerlo in vita agonizzante?
Ruini e le intercettazioni telefoniche
Ruini e la conferenza episcopale italiana, Fazio e la sua relazione annuale... ma quanti governi paralleli ha l'Italia? Un tempo c'erano Gladio e la P2, strutture militari e società segrete, tutte operanti (chi più e chi meno) nell'ombra e nell'anonimato. Oggi invece succede tutto alla luce del sole. Ovvio, il paragone è tremendamente forzato ma, il capo dei vescovi e l'ormai delegittimato governatore della Banca d'Italia, si pongono e si sono posti l'obiettivo di parlare da "semplice" primo ministro. Per non sembrare illiberale anche io premetto quelle magiche frasi che tutti ci tengono a scandire: "ognuno può dire quello che vuole", "Ruini ha il diritto di esprimere le proprie opinioni". Certo, la libertà di parola viene prima di tutto. Ma, visto che ognuno ricopre ruoli e funzioni specifiche avrà l'obbligo di occuparsi degli argomenti e delle questioni di sua attinenza. Per quanto riguarda Fazio, credo che le parole utilizzate da Sergio Romano, nei suoi articoli sul Corriere della sera e Panorama, abbiano liquidato la faccenda. La relazione annuale del governatore era uno sconfinamento incredibile verso temi che non erano di sua competenza. Chi invece rimane ben saldo al suo posto è Camillo Ruini. Che dire? Personalmente ritengo necessario il ruolo di guida spirituale della Chiesa, il suo richiamo ai valori e la sua attenzione verso le "anime". D'altronde Ruini è, per definizione, un pastore d'anime. Quindi le indicazioni date su alcuni valori intoccabili per la Chiesa, come per tanti credenti, sono auspicabili. Dare una rotta, guidare i fedeli... e tutelare il ruolo della Famiglia sono cose che la Chiesa deve fare. Ma quale è il limite? Fin dove si può spingere? E' legittimo che la CEI si occupi esplicitamente, ad esempio, delle intecettazioni telefoniche? Non sarebbe meglio che si astenesse dall'entrare in questioni così specifiche? Magari un richiamo più velato e generico sarebbe più indicato. Che la Chiesa dica: attenzione, l'uomo è un fine, non un mezzo; dobbiamo tutelare la vita umana; la vita ha inizio dal concepimento; la famiglia è il perno della società; occore salvaguardare la famiglia. Insomma, banalizzando molto (come ho fatto), ritengo stridere le parole di Ruini: se è opportuno che si occupi dei grandi temi che riguardano l'uomo contemporaneo, come il rapporto fra Uomo e Tecnica, è, invece, opporuno che si esprima su argomenti così specifici? Non sarebbe meglio dare "linee guida" che ognuno possa adattare alla propria esperienza quotidiana? Abbassarsi e scendere nella bagarre politica, dare indicazioni di voto, auspicare leggi, dichiarare la costituzionalità o l'incostituzionalità di una legge... tutto ciò credo che faccia scadere l'immagine della CEI e della Chiesa.
venerdì, settembre 16, 2005
Quel paradiso chiamato Europa
Capita ultimamente di affrontare i miei piccoli spostamenti serali in auto in compagnia dei dibattiti della Festa dell'Unità di Milano, proposti da RadioRadicale. A volte gli incontri sono interessanti, a volte sono di una noia mortale. Nel primo caso rallento e allungo la strada verso casa, nel secondo caso, invece, abbandono RadioRadicale e inserisco un cd degli Smiths. Proprio ieri (giorno del mio compleanno), mentre vagavo per la Bassa Reggiana, ho ascoltato un intervento di "cicciobello/nu bello guaglione" Francesco Rutelli. Argomento: quanto è bella l'Europa, quanto è brutta l'America.... però io sono amico degli Stati Uniti. Svolgimento: i fatti di New Orleans hanno dimostrato quanto sia fallimentare il modello americano, che genera povertà e mancanza di assistenza da parte dello Stato. Rutelli ha sentenziato la fine dello Stato minimo, che non garantisce l'assistenza sanitaria a tutti i cittadini e li lascia soli, privi di aiuto. L'Europa invece viaggia nella direzione giusta, ha uno Stato presente che tutela i propri cittadini. Dobbiamo essere orgogliosi del modello europeo e rifiutare quello statunitense.... però io sono amico degli Stati Uniti. Ma stanno davvero così le cose? Oppure il discorso va rovasciato? Per me sono domande retoriche: il modello europeo è in crisi, quello americano gode invece di buona salute. E a parlare sono i fatti: la crescita economica degli USA è decisamente superiore a quella dell'UE, i poveri in USA esistono (impossibile negarlo) ma l'America è lo Stato in cui è più facile avanzare socialmente (il famoso "sogno americano"!), la sua potenza militare è incomparabile, quella culturale pure, il suo modello di integrazione culturale ha dato/da buoni frutti (il multiculturalismo europeo invece è stato/è un fallimento), eccetera eccetera. Conclusioni: al nostro caro Rutelli si consiglia meno demagogia e maggiore rispetto dei fatti!
giovedì, settembre 15, 2005
Facciamoci del male!
Come avevo già scritto qui, qualche giorno fa, la riforma elettorale auspicata (da me e da tanti altri) avrebbe dovuto abolire la quota proporzionale e connotarsi in senso totalmente maggioritario. In tal modo avremmo avuto l'eliminazione di tanti partiti e la creazione di blocchi piuttosto omogenei e compatti. In questi anni, il bipolarismo ha garantito una certa stabilità e l'alternanaza al governo del paese. Togliendo il 25% di quota proporzionale si otterrebbe una stabilità migliore, garantita dalla perdita di peso e di ingerenza dei partiti. Ma la direzione presa dalla maggioranza, per riformare la legge elettorale, è di segno opposto: metodo proporzionale e rilegittimazione dei partiti. Così proprio non va... Credevo che Forza Italia avesse idee diverse in merito. Ma è ormai evidente come l'azione politica di Forza Italia sia sempre più accomodante verso le rivendicazioni dei propri alleati. Un po' accontenta la CEI (legge 40 sulla procreazione assistita), un po' la Lega (devolution), un po' l'Udc (riforma della legge elettorale). E' ora (anche se ormai è oggettivamente troppo tardi) che FI imponga le sue idee (sempre che ne abbia) e dimostri di essere il primo partito della coalizione e non il mediatore che subisce i "ricatti" degli alleati. Doveva essere il grande partito liberale, doveva rivoltare l'Italia come un calzino; forte di un successo elettorale enorme non ha compiuto le riforme promesse e ora, persi i consensi per strada, ha smesso di parlare con voce propria, per sostenere le rivendicazioni dell'alleato di turno. Che delusione...
Un pianeta da salvare?
Sabato 15 ottobre 2005, se abitate dalle parti di Reggio Emilia/Modena/Parma/Mantova oppure se avete voglia di sobbarcarvi qualche chilometro con la vostra auto (o in compagnia delle ferrovie dello Stato), avrete l'opportunità di assistere a un incredibile dibbbattito (no, il dibattito no!) fra "happy trails" Carlo Stagnaro e il presidente di Greenpeace Italia Walter Ganapini. Si parlerà delle "emergenze" ambientali, oggi sempre più di attualità. L'incontro si terrà presso la Biblioteca "Giorgio Ambrosoli" di Reggiolo (RE). Per info contattate Il Federalista (ilfederalista@yahoo.it) o la Biblioteca (biblioteca@comune.reggiolo.re.it)
mercoledì, settembre 14, 2005
Voglio essere un salmone!
Visto che non faccio parte del Comitato nazionale di Radicali italiani, ho dovuto ascoltare l'intervento di Benedetto della Vedova davanti al mio personal computer. 54 minuti e pochi secondi che mi hanno decisamente convinto, peccato che non abbiamo convinto i membri del Comitato: solamente 3 gli astenuti e 3 i contrari alla mozione socialista-unionista del segretario. Ora rimango in attesa di vedere come evolverà l'idea di della Vedova in merito alla costituzione di una Associazione che sia un centro politico di raccolta di liberali, liberisti e, magari, anche di libertari. Considerando l'emorragia di consensi che avrà Forza Italia, a causa delle promesse di riforme liberali non mantenute, sarebbe importante catalizzare i voti dei liberali delusi per conservarli all'interno della CDL. Un programma liberale credibile, come quello che potrebbe portare avanti della Vedova, probabilmente genererebbe un nuovo entusiasmo. L'iniziativa potrebbe essere fallimentare ma le argomentazioni per sostenerla sono numerose e convincenti. Tentare è un atto ragionevole, poggia su basi teoricamente esistenti e abbastanza salde. Ovvio che nuotare controcorrente è difficile e rischioso, ma è un gesto profondamente Radicale!
giovedì, settembre 08, 2005
Alcune brevi segnalazioni
Tempi difficili, mille occupazioni: l'assistenza alla nonna caduta dalle scale (e immobilizzata dalle spalle ai piedi), la stesura della tesi di laurea (ho superato l'esame di latino!), il lavoro in biblioteca, gli allenamenti coi ragazzi (è cominciata la stagione calcistica 2005/2006!), e il poco tempo rimanente occupato a leggere, un po' qua e un po' la, per restare aggiornati sugli avvenimenti quotidiani. Mi limito dunque ad alcune brevissime segnalazioni:
- Mi associo ad Aldo Grasso che ieri sul Corriere, nel recensire il programma di Mentana Matrix, metteva in risalto la forma fisica della signora Palombelli in Rutelli. Vista in costume sulle spiagge di Capalbio (e messa al fianco di politici panzuti come Petruccioli e Adornato) ha fatto decisamente un figurone, complimenti!
- Sempre sul Corriere di ieri ho avuto modo di leggere l'intervento del "filosofo" Ernesto Galli della Loggia. Ma come si è messo a scrivere? Da quando ha avuto il nuovo incarico presso la facoltà di filosofia dell'università San Raffaele di Milano ha subìto una metamorfosi ghezziana. E ora scrive così: "rivelazione/capovolgimento", "individuazione/controllo", "innescate e/o accentuate", "eventi-svolte".
- Ieri è cominciata la nuova edizione del Festivaletteratura di Mantova. Ne ho approfittato per assistere all'incontro con Nick Hornby. Il personaggio è molto divertente ma, la ricerca costante della battuta e del volere apparire simpatico, non gli ha permesso di elevarsi da una superficialità di contenuti che, a lungo andare, ha prodotto una certa noia. Ovviamente si è andati a parare sugli eventi del 7 luglio avvenuti nella "sua" Londra, su Blair e la sua politica. Anche in questo caso ha buttato il discorso sul demagogico/cabarettistico (sto diventando anche io come Galli della Loggia!) e allora ci ho rinunciato: ho smesso di aspettarmi discorsi più "seri" e pertinenti e ho cominciato a sorridere pure io. Domani è il turno di Piperno, mentre sabato (purtroppo) non potrò partecipare all'incontro con Joe R. Lansdale... peccato.
E questo è tutto.
giovedì, settembre 01, 2005
Schematizzando (molto... forse troppo)
Una persona interessata (come il sottoscritto), non essendo addentro alle cose, si fa una idea leggendo i giornali e i vari siti internet. Sulle alleanze radicali, in questi giorni, si sono lette alcune interviste e alcuni articoli che permettono di percepire (in maniera giusta o sbagliata) gli accadimenti. Se proprio si vuole schematizzare e ridurre all'osso la questione, direi che ciò che è emerso può essere così riassunto:
Dopo che Della Vedova ha chiesto ripetutamente e vanamente di imbastire una alleanza con uno dei due poli (preferibilmente la CDL), i "boss" radicali hanno deciso improvvisamente, senza che la decisione venisse presa collegialmente dagli organi del movimento, di mettere in cantiere un nuovo soggetto politico con i socialisti (e schierarsi all'interno dell'Unione). Oltre alle questioni strategiche sono emerse, in quest'ultimo periodo, anche proposte concrete di azione politica (insomma, non solo contenitori ma anche contenuti). Della Vedova, insoddisfatto, medita di non seguire Pannella & co nella loro avventura a fianco di Prodi. Anche lui, seppur velamente, fa emergere (nelle interviste rilasciate) qualche aspetto programmatico di una eventuale alleanza con la CDL. Quindi... chi sostenere?
Della Vedova propone di schierarsi con la CDL sulla base di un programma che rispecchi l'ideale vicinanza (fra radicali e CDL) per quanto riguarda gli aspetti legati all'economia e alla politica estera (riforme in senso liberista e promozione della democrazia al fianco degli USA). Pannella invece rivendica una azione politica sostenitrice di altre istanze. Propone una alleanza con l'Unione sulla base di alcune proposte: eutanasia, libertà della ricerca scientifica, Pacs, laicità dello Stato.
Ecco, questo è quello che io ci sto capendo...