Quel paradiso chiamato Europa
Capita ultimamente di affrontare i miei piccoli spostamenti serali in auto in compagnia dei dibattiti della Festa dell'Unità di Milano, proposti da RadioRadicale. A volte gli incontri sono interessanti, a volte sono di una noia mortale. Nel primo caso rallento e allungo la strada verso casa, nel secondo caso, invece, abbandono RadioRadicale e inserisco un cd degli Smiths. Proprio ieri (giorno del mio compleanno), mentre vagavo per la Bassa Reggiana, ho ascoltato un intervento di "cicciobello/nu bello guaglione" Francesco Rutelli. Argomento: quanto è bella l'Europa, quanto è brutta l'America.... però io sono amico degli Stati Uniti. Svolgimento: i fatti di New Orleans hanno dimostrato quanto sia fallimentare il modello americano, che genera povertà e mancanza di assistenza da parte dello Stato. Rutelli ha sentenziato la fine dello Stato minimo, che non garantisce l'assistenza sanitaria a tutti i cittadini e li lascia soli, privi di aiuto. L'Europa invece viaggia nella direzione giusta, ha uno Stato presente che tutela i propri cittadini. Dobbiamo essere orgogliosi del modello europeo e rifiutare quello statunitense.... però io sono amico degli Stati Uniti. Ma stanno davvero così le cose? Oppure il discorso va rovasciato? Per me sono domande retoriche: il modello europeo è in crisi, quello americano gode invece di buona salute. E a parlare sono i fatti: la crescita economica degli USA è decisamente superiore a quella dell'UE, i poveri in USA esistono (impossibile negarlo) ma l'America è lo Stato in cui è più facile avanzare socialmente (il famoso "sogno americano"!), la sua potenza militare è incomparabile, quella culturale pure, il suo modello di integrazione culturale ha dato/da buoni frutti (il multiculturalismo europeo invece è stato/è un fallimento), eccetera eccetera. Conclusioni: al nostro caro Rutelli si consiglia meno demagogia e maggiore rispetto dei fatti!
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