Economia radicale: dal New Deal al socialismo fabiano!
E se i radicali fossero effettivamente un movimento de sinistra? In questi ultimi tempi (di accordi tentati e mancati, dalle regionali in poi) ho sentito ripetere: per quanto riguarda i diritti civili i radicali sono vicini alla sinistra, per quanto riguarda l'economia e la politica estera, invece, sono più vicini alla destra. Ma stanno davvero così le cose? Non è che la collocazione naturale dei radicali sia a sinistra? Nella intervista rilasciata al Corriere della Sera il 20 settembre 2005, Marco Pannella ha parlato dei seguenti "nostri riferimenti espliciti": "Fortuna, Zapatero, Blair. Potrei citare anche Ignazio Silone, che lasciò la sua scrivania di lavoro alla nostra lega degli obiettori di coscienza. Lord Beveridge, il liberale che progettò il welfare del laborista Attlee. Il socialismo fabiano. Aldo Capitini. L'eco gobettiana. Il cattolicesimo liberale da Buonaiuti a Pettazzoni. Romolo Murri, sacerdote e deputato radicale. Azionisti come Guido Calogero." Lord Beveridge e il socialismo fabiano?!? Per chi non ha profondità storica sulle questioni radicali (come il sottoscritto) la sorpresa è stata tanta: ma come, mi iscrivo ad un movimento liberale, liberista e libertario e poi scopro che fra i "nostri" riferimenti ci sono Blair, Fortuna, Zapatero, Lord Beveridge e il socialismo fabiano... roba da non credere. Allora, visto che su ebay mi sono appena giudicato il numero 1 (del 2 marzo 1957) de Il Radicale - Periodico d'informazione e di critica politica, ho pensato di approfondire storicamente questo sconcerto. Di spalla, infatti, figura un articolo firmato da Max Salvadori e così intitolato: "L'a.b.c. dell'economia radicale - La lotta per la libertà non può essere dissociata dalla lotta per l'uguaglianza". Ed ecco che scopro che "i principi dell'economia radicale sono stati formulati non tanto dagli economisti [...] quanto da uomini di stato: [...] negli Stati Uniti da Henry Clay [...] al Franklin Roosvelt del New Deal [...]". Il New Deal?!? Tra l'altro, sempre in prima pagina, compare la risoluzione approvata all'unanimità dal comitato centrale del partito (radicale, appunto) che segna l'inizio della battaglia radicale nel paese per una alleanza tra le forze democratiche, laiche e socialiste. Insomma, in 50 anni, le cose sembrano non essere cambiate: allora come oggi si cercavano/si cercano alleanze con i socialisti, allora come oggi i riferimenti in campo economico sono rimasti gli stessi. Ma allora perchè, ad un certo punto, definirsi liberisti e libertari? Non è che il liberista/libertario fosse solamente Della Vedova? Ma cosa hanno da spartire il New Deal e il socialismo fabiano con Hayek e la Thatcher?
3 Comments:
Confondi fra teoria politica e azione politica.
In una storia di 50 anni le cose cambiano. E cambiano perché sono la realtà delle cose e le necessità a cambiare.
Il rapporto di Beveridge teorizzava un welfare liberale, che ricorda molto il Blair di oggi. Messo in mano ai laburisti... etc. Però è liberale nel senso che parte dall'individuo, lo mette nelle condizioni di rientrare nel mercato del lavoro e di sviluppare le sue potenzialità. Un po' il concetto blairiano di enabling.
Vedi, esiste welfare e welfare, anche in Europa. Io sono stato sorpreso dal riferimento a Roosevelt, ma Pannella continua a dirsi liberista, a citare (anche a Fiuggi) da Salvemini, a Einaudi ad Hayek.
E' chiaro poi che a un liberale che si trovi a dialogare con un socialista non resta che cercare di tirar fuori i pochi frutti liberali della enorme storia socialista, la maggior parte di matrice anglosassone.
In Inghilterra, come spiega lo splendido libro di Andrea Romano, liberalismo e laburismo ebbero un rapporto proficuo, con alti e bassi, ma con enormi tratti di strada insieme, come oggi.
Io trovavo contraddizione fra le parole di Della Vedova (a favore di politiche economiche neo-thatcheriane) e le dichiarazioni di Pannella (unite all'artcolo del 1957 di Salvadori).... e mi sono chiesto: ma i radicali sono hayekiani e thatcheriani o fabiani e roosveltiani? I primi sarebbero più facilmente collocabili nel centrodestra, i secondi, ovviamente, nel centrosinistra. Forse però, Pannella, vuole solamente rispolverare una tradizione originaria molto più vicina alle forze laiche e socialiste.
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