Il problema è l'Unione (non i Socialisti)
Anche nella rossa Emilia qualcosa si muove. A Reggio Emilia il Laboratorio per Reggio di Carlo Baldi si farà promotore della ipotizzata alleanza (a livello nazionale e locale) fra laici, socialisti e radicali. Considerando che sono uno dei pochissimi iscritti a Radicali italiani nella provincia, mi sento chiamato in causa. Continuo però a nutrire dubbi sul da farsi. Il problema non è la formazione di un nuovo soggetto politico insieme ai socialisti, il problema (secondo me) è il posizionamento all'interno dell'Unione. Certo, in questo sistema elettorale occorre allearsi con uno dei due schieramenti, rimanerne ancora fuori sarebbe sbagliato. La scelta è semplice: o con la CDL o con l'Unione. Anzi, più che una scelta dei Radicali, a questo punto, diventa una scelta di uno dei due Poli (ovvero, la scelta di accoglierci al proprio interno... neanche fossimo degli untori!). Da Pannella continuo a sentire dichiarazioni programmatiche in favore dell'eutanasia, dei PACS, della candidatura di Sofri. Nemmeno una parola sulle liberalizzazioni e sulle riforme in campo economico. Anche questa mattina Pannella (su Radio Radicale) ribadiva la centralità di un accordo con i socialisti. Le priorità rimangono legate ai diritti civili e alla laicità dell Stato. Ma le priorità dei cittadini sono le stesse? Si continua a parlare di Loris Fortuna, di aborto, di divorzio, di Zapatero ma siamo sicuri che siano gli argomenti giusti? Non è che così facendo si rimane un partito da 2%? Una élite che si batte per i diritti civili in uno Stato liberaldemocratico. Capisco e apprezzo l'operato della Bonino nel mondo musulmano per la diffusione delle libertà e dei diritti umani. In quella porzione di mondo sono la priorità e sono percepiti come la priorità anche dalle donne musulmane. Ma ha senso, in Italia e in questo preciso momento storico, puntare tutto sulla difesa dei diritti civili, sulla separazione fra Stato e Chiesa e sui fasti dei tempi andati? Berlusconi, nel '94, vinse grazie ad un programma che proponeva grandi innovazioni liberali. Quegli argomenti fecero presa sugli elettori. Purtroppo sono rimasti, in grandissima parte, inattuati. Rimangono però attuali. Una economia in difficoltà, soffocata da mille problemi va rilanciata. Che si tratti di stagnazione o di recessione poco importa, la nostra economia è malata e va subito curata. Qui sta il senso dell'intervento di Mario Monti. Domenica, nel suo editoriale sul Corsera, ha chiarito la sua posizione: che sia il grande centro, che sia il centrosinistra o che sia il centrodestra non importa, l'importante è che si formi una coalizione in grado di dare una sterzata all'economia italiana. Ai cittadini importa avere un lavoro, ben retribuito e con una imposta sul reddito giusta. Avere soldi in tasca da permettersi una buona qualità di vita. Come si ottiene questo? Riformando in senso liberista la nostra economia. Diminuire la pressione fiscale sulle aziende, renderle più competitive, aumentarne la produttività, ridimensionare il potere dei sindacati, lasciare maggiore libertà di contrattazione fra datore di lavoro e dipendenti, creare le condizioni per cambiare l'immagine che si ha dell'Italia all'estero (soprattutto dopo gli "scandali" Cirio, Parmalat e Bankitalia) e attirare così gli investimenti stranieri, e tanto altro ancora. Queste sono le priorità! Ma come portare avanti queste rivendicazioni? Le scelte di Pannella & co. sembrano orientate in tutt'altra direzione: per loro le priorità sono altre. L'unico a dissentire è Della Vedova... che è anche l'unico ad avere uno spessore tale (per quanto riguarda le questioni economiche) da portare avanti un programma liberista. L'ipotesi delle due liste radicali mi sembra nefasta, vorrebbe dire disperdere un patrimonio di grandi idee. Un partito che parte dal 2,3% non può dividersi, perdendo una persona importante come Della Vedova. L'unità dello schieramento, secondo me, va difesa; poi occorre delineare le priorità... capire quali sono i veri problemi dell'Italia e proporsi per risolverli.