giovedì, ottobre 20, 2005

Democrazia e Cristianesimo

Intorno all'attività di Marcello Pera e della Fondazione Magna Carta si scatenano, come sempre, le polemiche. Dell'intervento di Benedetto XVI inviato al convegno di Norcia c'è poco da aggiungere. E' ovvio che un credente consideri forniti da Dio i diritti naturali dell'uomo, in quanto è Dio a "fabbricare" gli uomini e a dotarli di diritti innati, connaturati alla sua natura. E, sul fatto che esistano o meno questi diritti naturali, basta leggersi le teorizzazioni dei pensatori giusnaturalisti, magari John Locke... oppure, per arrivare ad anni più recenti, anche Murray N. Rothbard. Quindi, c'è una vastissima letteratura che sostiene l'esistenza di diritti naturali; il credente poi li riterrà prodotti dal creatore, l'ateo invece sarà di parere opposto. Invece, sulla risposta di Pera ad Emanuele Severino (comparsa ieri sul Corriere della Sera) si aprono scenari dubbi, da chiarire. Anzitutto riporto alcune righe (quelle incriminate!) dell'articolo di Pera: "Dunque, quelli di Norcia (ma chi erano? che cosa dicevano? che ci facevano proprio lì?) hanno sbagliato tutto. E più di ogni altro ha sbagliato Papa Ratzinger, che li ha presi sul serio, gli ha inviato un messaggio, e soprattutto si ostina a credere che non solo il cristianesimo non è un mito, ma addirittura è una religione rivelata da Dio, che deve avere spazio nella coscienza degli individui, essere presente nella società, trovare posto nella legislazione positiva degli Stati." Certo, il cristianesimo deve avere spazio nella coscienza degli individui, deve essere presente nella società... ma deve trovare posto nella legislazione positiva degli Stati? La questione spinosa è proprio questa. Occorrerebbe sapere da Pera: come, in che modo, quanto e in quali termini lo Stato dovrebbe assolvere a questo compito. L'affermazione di Pera (in sintonia col pensiero di Papa Ratzinger) fa accendere indubbiamente un campanello d'allarme e comporta successivi chiaramenti.