Il caso Fallaci. Se un libro finisce in tribunale
Brutta giornata per il diritto se si scopre che in Italia i reati d’opinione esistono e non sono confinati, come meriterebbero, nel magazzino delle anticaglie. Brutta giornata per la libertà di espressione se “La forza della ragione” di Oriana Fallaci viene trascinato in tribunale e un giudice decide di ignorare la richiesta di archiviazione formulata dagli stessi Pubblici Ministeri e di dar credito alla denuncia del signor Adel Smith in cui la Fallaci viene accusata nientemeno che di “vilipendio alla religione”. Brutta giornata se l’unica protesta sinora pervenuta è quella del ministro Castelli, che ha meritoriamente definito l’accanimento giudiziario contro un libro come “coercizione del pensiero”. Pessima giornata se nessuno, ma proprio nessuno tra quelli che hanno legittimamente criticato le opinioni di Oriana Fallaci ha fatto sentire la sua voce per dire che mai le idee, anche quelle più distanti, possono essere messe sotto processo. Ulteriore e amara conferma della malattia italiana per cui si è incapaci di pensare che i principi valgono anche per chi la pensa diversamente e che le opinioni difformi vanno trattate e rispettate come opinioni e non come reati. Lontano, molto lontano dai tribunali.
Pierluigi Battista - Corriere della Sera, 25/5/2005
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