sabato, febbraio 19, 2005

E' ora che la Sinistra cambi giudizio su Sharon e su Israele!

«Colombo ha ragione su Sharon, ora la sinistra non liquidi il dibattito»

- intervista a Yasha Reibman sulle dichiarazioni di Furio Colombo (che invitava la sinistra a cambiare giudizio su Ariel Sharon), Corriere della Sera del 19/2/2005

«Aver demonizzato Ariel Sharon ha impedito alla sinistra italiana di ricordarne il passato laburista e di intuirne l’evoluzione da guerriero a premier della pace con i palestinesi. Le parole di Furio Colombo devono aprire una discussione che aiuti a rimuovere i pregiudizi». Yasha Reibman, portavoce della comunità ebraica milanese, giudica una svolta coraggiosa l’intervista al direttore dell’Unità di Aldo Cazzullo, pubblicata ieri dal Corriere. «Non tanto una svolta per Colombo, che è sempre stato un attento osservatore di Israele. Ma ha parlato da direttore dell’Unità: ora il suo giornale può evitare che proprio a sinistra il dibattito venga liquidato».
Colombo ha detto: Sharon ha rivelato «le doti del grande personaggio, è cambiato mentre poteva e doveva cambiare». Perché la sinistra è rimasta fissata sull’immagine del generale?
«Generale sì, ma di un esercito di popolo. Un politico mai ideologico. Qui siamo abituati il più delle volte a confrontarci con scelte mediocri affrontate in modo mediocre, abbiamo difficoltà a capire il livello della posta in gioco in Israele. Con le ultime decisioni, ancora una volta Sharon ha consapevolmente scelto di rischiare la vita, non solo quella politica».
Lo storico Michael Oren ha spiegato sulla rivista liberal The New Republic che i progressisti israeliani celebrano Sharon sbigottiti perché non sono stati capaci di cogliere che è coerente con la sua cultura politica di provenienza, la stessa di David Ben-Gurion.
«E’ stato Sharon nel 1982 a sgomberare gli insediamenti di Yamit per trattare con l’Egitto. Lo ha raccontato anche Colombo: Sharon è convinto di essere l’unico a poter fare la pace. Ero a un incontro del 2001 dove disse: "Sono stato generale, ministro, ho 73 anni. Mi resta un po’ di tempo per attuare la pace con gli arabi, mai a scapito della sicurezza di Israele". Ed ecco la scelta coraggiosa del ritiro unilaterale da Gaza, che spacca il governo, il Likud. Niente: a sinistra sembra impossibile che sia Israele, e proprio Sharon, a fare passi verso la pace».
Lei è andato a una manifestazione per i diritti degli omosessuali con la bandiera di Israele e gli autonomi gliel’hanno squarciata.
«E’ uno dei paradossi che si vive a sinistra nei confronti di Israele. E’ l’unico Paese del Medio Oriente dove i gay non rischiano niente, gli omosessuali palestinesi scappano dai territori e cercano rifugio a Tel Aviv. Eppure nel corto circuito causato dai sensi di colpa europei per il colonialismo e la Shoah, gli israeliani sono i nuovi nazisti».
In Israele il paragone Sharon-Hitler viene fatto dall’estrema destra, ora che il premier ha deciso di sgomberare gli insediamenti nella Striscia di Gaza. Un altro paradosso?
«La cecità ideologica può costringerti a strani compagni di strada, in questo caso i coloni che proprio la sinistra ha sempre criminalizzato equiparandoli ai terroristi palestinesi».
Che cosa si aspetta dai leader della sinistra, dopo le parole di Furio Colombo?
«Non sarà facile per chi vorrà combattere contro l’antisemitismo di una certa sinistra. I veri leader, come nel caso di Sharon, non sono quelli che scelgono battaglie vinte in partenza».
Qualche segnale concreto?
«Fausto Bertinotti aveva proposto alle comunità ebraiche di organizzare dei seminari sul sionismo nelle sezioni di Rifondazione. Facciamolo. Massimo D’Alema incontri Sharon e provi a giudicare la sua determinazione dopo averci parlato a lungo. Le migliaia di ragazzi che ogni anno partono come volontari per aiutare i palestinesi passino un periodo a Gerusalemme, Haifa, Tel Aviv».