mercoledì, novembre 08, 2006

Pena di morte: la posizione di sartori

Interessantissima intervista sul corriere a giovanni sartori a proposito della pena di morte a saddam hussein. Un passaggio mi pare vada evidenziato: “Ci viene continuamente ripetuto che dobbiamo rispettare l’Islam, che l’Occidente non deve intromettersi nelle leggi di una civiltà diversa dalla nostra. E poi l’Europa si erge a difendere che? Il diritto dei tiranni a sentenze giuste?”. Il punto è questo: in Iraq vige la pena di morte, dobbiamo accettarlo o dobbiamo fare in modo che quella pena venga abolita? In Iraq imperava un feroce dittatore che si è macchiato dei più orrendi crimini, dovevamo accettarlo e lasciarlo al suo posto o dovevamo assolutamente destituirlo? Il problema è che a corrente alternata sosteniamo posizioni universali, in questo caso tutti a dire che siamo contro la pena di morte, che deve essere abolita in tutti gli stati. Poi però ci scandalizziamo se il cowboy Bush e il suo scudiero Blair sostengono che la democrazia sia il migliore sistema di governo e vada esteso su scala universale (e diciamo: ma no, non possiamo imporre il nostro sistema di governo e il nostro modo di vivere…). I diritti universali dell’uomo esistono o non esistono? Se esistono perché non stare dalla loro parte (sempre e comunque)? E allora perché non fare tutti uno sforzo comune affinché l’Iraq possa finalmente trovare pace e vivere in libertà grazie ad una costituzione avanzatissima per il mondo arabo? Perché se ci indigniamo contro la pena di morte non ci indigniamo anche per quello che sta succedendo ogni giorno in Iraq (e proviamo a fare qualcosa TUTTI: zapatero, prodi, chirac e la crema dell’antiamericanismo)? Perché invece tutti ve ne scappate e adottate un atteggiamento pilatesco?