giovedì, marzo 31, 2005

Sindacati e pubblico impiego

Da qualche giorno si trascina la polemica sul rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici. Ognuno ha la sua cifra giusta: Berlusconi dice 95 €, Fini 100 €, i sindacati 105 €. La Lega gioca al ribasso, l'Udc al rialzo. Di sicuro c'è solamente il fatto che questo contratto aspetta d'essere rinnovato da 15 mesi. Beh, a dire il vero, di sicuro potrebbe anche esserci il fatto che questa macchina pubblica ha dimensioni troppo ampie e pecca di inefficenza. A farla da padrone, in questo campo, è il sindacato, lobby potentissima con capacità ingessante sullo sviluppo economico e sul miglioramento dell'apparato pubblico.
Fra i dipendenti pubblici e quelli privati il trattamento retributivo è stato negli ultimi anni ineguale (ovviamente a vantaggio dei primi). Ma parallelamente non si è avuto un miglioramento qualitativo e produttivo. Il personale continua a passare di livello ma continua, nello stesso tempo, a rimanere poco qualificato. Il trucco sta nei concorsi interni con amici-colleghi giudicanti (e si sa, un favore ad un collega non si nega mai!). Di nuovi concorsi pubblici relativi a nuovi posti di lavoro, invece, neanche l'ombra. Le risorse vengono, in minima parte, destinate all'aumento della retribuzione conseguente il raggiungimento della nuova qualifica e, in massima parte, vengono ripartite a tutti i dipendenti, senza distinzioni di merito. Tutti vengono premiati economicamente ma il livello di preparazione del dipendente non si alza, così come non si alza il livello di efficenza della macchina statale.
Per il sindacato poi tutto deve stare sotto l'ombrello dello Stato. Qualsiasi tentativo di sostituzione del pubblico col privato, anche per garantire gli stessi servizi, è pura eresia.

1 Comments:

Blogger Eiann said...

Pubblico e privato.
Una delle più grandi ingiustizie nel mondo del lavoro fu quella che avvenne alla fine degli anni sessanta: la legge 336 (meglio nota come legge dei combattenti).
In base ad essa ai lavoratori pubblici e soltanto ad essi veniva riconosciuto un abbuono di anni sette ai fini del riconoscimento del diritto a pensione per effetti dei quali si andò in pensione anche a trenta anni di età.

8:41 PM  

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