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Caro Sanguineti, Gramsci-Lecciso?
di Massimiliano Parente (Il Domenicale del 19/2/2005)
Caro Edoardo Sanguineti. Si sarebbe aperto un bel dibattito, grazie alla denuncia di Carla Benedetti contro la “fabbrica del bestseller” e dei suoi critici compiacenti, contro i thriller che nessuno in Italia critica o viviseziona semplicemente perché vendono. Subito andato in vacca grazie a Loredana Lipperini, punta sul vivo dell’entusiasmo per Faletti, in difesa del popolare che non sarebbe populista, perché a lei piace Faletti in quanto popolare e quindi di sinistra.
Poi è arrivato Giuseppe Caliceti, dicendo che l’intellighenzia di sinistra ha sdoganato il genere come modo migliore per raccontare la realtà contemporanea, dunque colpa della sinistra. Al che è subentrato anche il lupus in fabula, pertanto Faletti dice che, sebbene non si sia mai proposto come l’erede di Kafka o di Hemingway, ci tiene a puntualizzare: «Comunque, nessuno pubblica i libri per non venderli». Ignorando che Kafka, tanto per citarne uno citato da Faletti stesso, vendeva all’epoca appena duecento copie, e qualcuno, dopo, deve aver pensato di pubblicarlo perché letteratura, altrimenti chissà quale sarà la differenza tra un editore di libri e un incartatore di Big Mac o di Faletti Burger.
In ogni caso è arrivato anche Berardinelli, dicendo che la colpa è tutta di Umberto Eco, seguito a ruota da Nico Orengo, con un intervento contro «i superciliosi critici alla Carla Benedetti», siccome invece i best-seller «vengono, sui più diversi media, analizzati», e Umberto Eco, altro che colpa, lui sì lo fece ne Il nome della rosa, e piuttosto Wu Ming e Faletti non l’hanno seguito.
Quindi sei arrivato tu, o Edoardo, per spiegare postmodernamente che «Gramsci avrebbe studiato le Lecciso», perché Gramsci «che si interrogava su che cosa leggeva la gente, sul romanzo di appendice e sul linguaggio che usava è stato molto più fecondo di tante analisi crociane», insomma, «l’intellighenzia di sinistra avrebbe dovuto spendere energie e spazi per capire» e «cercare di capire che cosa si consuma, che calendari si fanno con le veline» e pensandoci «anche Marx e Engels non discutevano soltanto dei classici economici».
Ecco. Se non ci fossi stato tu mica avrei capito. Avrei pensato, per esempio, che la “biografia non autorizzata” di Costantino, scritta da Giuseppe Genna e Michele Monina, fosse solo una spensierata e gaudente incursione capitalista anche per guadagnare qualche euro. Invece no. Trattasi di marxismo applicato.
di Massimiliano Parente (Il Domenicale del 19/2/2005)
Caro Edoardo Sanguineti. Si sarebbe aperto un bel dibattito, grazie alla denuncia di Carla Benedetti contro la “fabbrica del bestseller” e dei suoi critici compiacenti, contro i thriller che nessuno in Italia critica o viviseziona semplicemente perché vendono. Subito andato in vacca grazie a Loredana Lipperini, punta sul vivo dell’entusiasmo per Faletti, in difesa del popolare che non sarebbe populista, perché a lei piace Faletti in quanto popolare e quindi di sinistra.
Poi è arrivato Giuseppe Caliceti, dicendo che l’intellighenzia di sinistra ha sdoganato il genere come modo migliore per raccontare la realtà contemporanea, dunque colpa della sinistra. Al che è subentrato anche il lupus in fabula, pertanto Faletti dice che, sebbene non si sia mai proposto come l’erede di Kafka o di Hemingway, ci tiene a puntualizzare: «Comunque, nessuno pubblica i libri per non venderli». Ignorando che Kafka, tanto per citarne uno citato da Faletti stesso, vendeva all’epoca appena duecento copie, e qualcuno, dopo, deve aver pensato di pubblicarlo perché letteratura, altrimenti chissà quale sarà la differenza tra un editore di libri e un incartatore di Big Mac o di Faletti Burger.
In ogni caso è arrivato anche Berardinelli, dicendo che la colpa è tutta di Umberto Eco, seguito a ruota da Nico Orengo, con un intervento contro «i superciliosi critici alla Carla Benedetti», siccome invece i best-seller «vengono, sui più diversi media, analizzati», e Umberto Eco, altro che colpa, lui sì lo fece ne Il nome della rosa, e piuttosto Wu Ming e Faletti non l’hanno seguito.
Quindi sei arrivato tu, o Edoardo, per spiegare postmodernamente che «Gramsci avrebbe studiato le Lecciso», perché Gramsci «che si interrogava su che cosa leggeva la gente, sul romanzo di appendice e sul linguaggio che usava è stato molto più fecondo di tante analisi crociane», insomma, «l’intellighenzia di sinistra avrebbe dovuto spendere energie e spazi per capire» e «cercare di capire che cosa si consuma, che calendari si fanno con le veline» e pensandoci «anche Marx e Engels non discutevano soltanto dei classici economici».
Ecco. Se non ci fossi stato tu mica avrei capito. Avrei pensato, per esempio, che la “biografia non autorizzata” di Costantino, scritta da Giuseppe Genna e Michele Monina, fosse solo una spensierata e gaudente incursione capitalista anche per guadagnare qualche euro. Invece no. Trattasi di marxismo applicato.
2 Comments:
Рукд!
Рогподв, йцуервщ т плещ иароызшк зпрсбовнк. Орв угпр нгннат жадург о ок, аощяком :)
Раоек загет, мпк аогкл ндйан пою зкт твнуолмну?
imparato molto
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