lunedì, aprile 11, 2005

Privatizzare la RAI!

Io sfido i sostenitori della proprietà pubblica a scrivere, nero su bianco, in che cosa consiste il servizio pubblico, di quali contenuti debba essere fatto. Si vedrà che non c’è nessuna ragione per cui debba essere erogato dallo stato. Se lo si può scrivere, può essere oggetto di un contratto, vincolante riguardo alla concessione delle frequenze. Chi vuole un servizio pubblico finanziato esclusivamente (o prevalentemente) dal canone sostiene che solo liberandola dalla pubblicità, dunque dall'inseguimento dell'audience, la tv può essere di qualità. In altre parole che il modo con cui la tv è finanziata influisce sul tipo di prodotto.Ma proviamo ora a girare la questione: possiamo dire che una tv finanziata solo dal canone non deve preoccuparsi di quanti spettatori la seguono? Dato che si spendono soldi di tutti, non è forse doveroso verificare che essi non vengano impiegati a produrre programmi che interessano solo pochi? Non sarebbe regressiva una tassa che è pagata da tutti ma impiegata per prodotti e servizi che interessano prevalentemente quella parte di popolazione che per cultura o censo può procurarsi da sé l’accesso ai contenuti che ritiene interessanti? La tecnologia digitale consentirà una vera moltiplicazione dell’offerta tv con la nascita e la diffusione di canali tematici a pagamento. Se mi interessa la lirica, sarò certo disposto a pagare una cifra ragionevole per vedere in tv la rappresentazione di un’opera, oppure a cedere una piccola parte di attenzione a una sponsorizzazione. Ci sono perfino nel programma di sala della Scala.
Franco Debenedetti - intervistato dal sito Caffè Europa a proposito di RAI