giovedì, aprile 28, 2005

ETA e il conflitto in Euskadi

BERRIA – Nei suoi ultimi comunicati ETA ha dato ad intendere che c’è una opportunità per superare il conflitto. In questo momento mantiene quell'opinione? Perché ora e non prima? ETA. - Nella nostra opinione, siamo alle porte di un cambiamento politico e pensiamo che ora esista un'opportunità per non ripetere gli errori commessi ai tempi della "transizione" spagnola. BERRIA – Su cosa si basa questa opportunità? Quali sono le sue chiavi? ETA. - Nella nostra opinione, la vera opportunità verrà dal riconoscimento del diritto di autodeterminazione e di un progetto che tenga conto della totalità di Euskal Herria, superando le frontiere divisorie che ci impongono. Per quello è necessario aprire un processo di soluzione, per ottenere, mediante il dialogo e la negoziazione, un accordo che rispetti i diritti di Euskal Herria. In definitiva, la soluzione verrà dalla consultazione di tutti i cittadini baschi sul loro futuro.
Questo è un brevissimo passaggio dell'intervista fatta (il 2 aprile 2005) dal quotidiano Berria all'organizzazione terrorista basca Euskadi Ta Askatasuna (ETA). La chiave della soluzione, secondo ETA, è l'autodeterminazione del Paese Basco. Il problema è che, quando ETA parla di Euskal Herria (Paese Basco), non parla solamente della Comunità Autonoma Basca (CAV - divisa in tre province: Alava, Guipuzcoa, Bizkaia) ma include anche la Navarra e le tre province basche in territorio francese (Lapurdi, Zuberoa e la Navarra francese), in tutto quindi sono sette le province che formano il Paese Basco (e divise fra due stati: Spagna e Francia). L'autodeterminazione dovrebbe riguardare questi territori. La cosa è molto complicata, per diversi motivi. La Spagna cova al suo interno diversi nazionalismi regionali, su tutti quello catalano e quello galiziano. Concedere ai Paesi baschi il diritto all'autodeterminazione sarebbe il viatico per una possibile disgregazione dello Stato, dopo i baschi potrebbe essere il turno dei catalani e poi dei galiziani. Il fatto poi che l'autodeterminazione non riguarderebbe solamente la CAV ma altri territori (considerati baschi, dai baschi) complica la feccenda: per l'effettiva concessione di un eventuale referendum in cui il popolo basco possa esprimersi e per il successo di tale iniziativa. Per un referendum occorrerebbe mettere d'accordo due Stati (assolutamente restii a concedere la possibilità dell'autodeterminazione) e ottenere un consenso anche nelle altre province dove il nazionalismo non è così radicato. Penso, ad esempio, alla Navarra dove gli abitanti di questa terra si sentono navarri e non baschi. In Navarra solo una esigua parte della popolazione sarebbe favorevole ad una annessione ad un ipotetico stato basco. Stesso discorso per le province in territorio francese. In quelle zone il nazionalismo non è molto radicato. Quindi i problemi maggiori sono due: la mancanza di volontà da parte di Spagna e Francia a concedere l'autodeterminazione (per evidenti motivi) e la mancanza di un effetivo radicamento del nazionalismo basco fuori dai confini della Comunità autonoma basca.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

molto intiresno, grazie

10:06 PM  

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