I dieci anni di Liberal: da giovane ci piacevi di più
- di William Longhi (3/3/2005, il pungolo)
Se fino a qualche anno fa Liberal poteva essere la speranza di un periodico liberale e non schierato, da leggersi al weekend con un certo orgoglio e molta curiosità, ora Liberal è solo l’ennesima voce dell’arcipelago cattolico-popolare che fa esplicitamente, orgogliosamente, faziosamente riferimento a Berlusconi e compagnia, al netto di qualche puntatina indipendente in campo libertarian. [continua a leggere cliccando su "leggi tutto!"]
Sfogliavo le pagine del Corriere, credo, o forse di un altro giornale, non ricordo. Anzi no, era certamente il Corriere. Tra un morso al cornetto e un sorso di cappuccino mi capita davanti agli occhi una bella paginona dedicata alla festa di Liberal, la rivista diretta da Adornato, un tempo luogo di incontro tra laici e cattolici, oggi rivista berlusconiana infarcita di monsignori, vescovi e cardinali, con Novak, sponsor della guerra preventiva biblicamente giusta, spesso in pole position. Ora, francamente non ricordo con precisione, anche perché ho girato alla svelta per concentrarmi sulla cronaca nera. Ma credo che il paginone fosse per i dieci anni dalla fondazione.
Ci ho ripensato qualche minuto dopo, quando mi ero già avviato verso l’ufficio, nel freddo gelido di questi giorni. Ho ripensato, malinconicamente, al Liberal delle origini. Era il 1995. “Ehi, hanno fatto il tuo giornale, lo sai?” mi disse Emiliano, con cui facevo finta di studiare all’Università. Di questo progetto di rivista ne avevo già sentito parlare qualche settimana prima, ma a quel tempo di periodici nuovi di zecca ne uscivano a bizzeffe. Andai all’edicola e presi il primo numero, che custodisco tuttora insieme ad una gran quantità di periodici dell’epoca dentro uno scatolone malconcio in cantina. Li volevo ripescare tutti qualche tempo fa, per farmi quattro risate su quello che si scriveva mentre la prima repubblica era ormai collassata e la seconda già urlava dalla culla tutta la sua fame e la sua sete di potere. Non ricordo una sola riga del primo numero di Liberal, ma ho ancora in testa delle schegge di memoria che vagano alla ricerca di un filo conduttore. All’inizio erano in tre, Giorgio Rumi, Galli della Loggia e Adornato, mi pare.
Si tentava l’incontro liberale tra cattolici e laici, e del resto i primi cattolici liberali stavano tirando fuori la testa dopo un intero dopoguerra passato a subire il cattolicesimo sociale e i suoi vizi sinistrorsi. Antiseri era il capofila e ficcava Popper da tutte le parti, (e lo fa ancora). Non sono affatto sicuro, ma credo che per l’esordio di Liberal nelle edicole nazionali sia stata organizzata una festa con tanto di balli, e mi pare che furono Galli della Loggia e consorte ad aprire le danze. Ma mi sto appoggiando a ricordi tremuli, può darsi che non vi sia stata alcuna festa e che Galli della Loggia sia scapolo.
E però voglio provare a ricordare senza andare a riguardare le cronache dell’epoca. Cosa portò all’allontanamento di Rumi e Galli della Loggia? Quello il grande mistero. Ad un certo punto Liberal subì una chiara involuzione. Fuori i due condirettori e redini in mano all’Adornato che nel frattempo, se la memoria non mi inganna, aveva anche guadagnato una laurea in Filosofia, mettendosi in tasca il pezzetto di carta più desiderato d’Italia. Ma credo che la memoria mi stia facendo confondere le cose, perché è probabile che la festa con tanto di danze, di cui ho parlato prima, sia stata in realtà organizzata proprio per festeggiare la laurea di Adornato e non il primo numero di Liberal. Bah, onestamente non me lo ricordo più.
Mi ricordo però gli sfottò de L’Espresso, che ironizzava sui numeri, scarsini, relativi alle vendite di Liberal. Io ero fra quei numeri, e un po’ mi adontavo, lo ammetto. Il problema, però, è che Adornato, un certo giorno della sua vita, si è svegliato e ha detto basta. Si è stufato di starsene all’incrocio tra due culture, quella laica e quella cattolica, e a furia di ripescare i testi sacri del liberalismo, probabilmente mentre sistemava gli ultimi dettagli della tesi di laurea, ha deciso di sceglierne una fra le due, quella cattolica. Avrà letto troppo Lord Acton, avrà fatto indigestione di Sturzo, o si sarà magari intrattenuto troppo a lungo al telefono con il buon Antiseri, liberale popperiano ligio alle indicazioni vaticane in materia di diritti civili. Boh, non so. In ogni caso, ad un certo punto è giunta anche per lui la fatidica folgorazione, sulla via di Arcore però. Da esponente della sinistra laica e liberale, da leader di una formazione sfigata, ma con una sua dignità come Alleanza Democratica (un partito dove sembrava ad un certo punto che potessero militare insieme Segni e Occhetto), Adornato ha subito una sorta di sublimazione, e senza passare per lo stato liquido del perfetto liberale terzista (a la Mieli, per capirci), ha raggiunto lo stato gassoso forzista, abbandonando definitivamente, senza scorie o detriti, lo stato solido, e scomodo, del post-comunista che si atteggia a liberale. Proprio come Peter Parker con la sua amata Mary Jane, ha deciso infine di rivelarsi al suo amato Cavaliere, indossando senza timidezze la tuta azzurra del perfetto cattolico liberale di scuola forzista.
È così divenuto uno dei tanti cantori delle gesta berlusconiane, un passetto dietro Guzzanti e Baget Bozzo, ma comunque in buona posizione. Dunque, chi lo accusava di cripto-berlusconismo, in fondo in fondo, non aveva tutti i torti? O forse tutte queste accuse lo hanno spinto all’outing finale, dopo una travagliata presa di coscienza? In ogni caso, le prime avvisaglie avremmo dovuto notarle anche noi comuni lettori di Liberal. E in effetti le avevamo notate, anche se provavamo a chiudere un occhio. Ricordo ad esempio, ma giusto per dirne una, un numero particolarmente cattolico-conservatore con la questione della donazione degli organi, in stile Celentano. Ma in realtà già da tempo i liberal-giacobini di Critica Liberale sfottevano Adornato parlando di Clerical: scrive Clerical, dice Clerical, abbiamo letto su Clerical, e via di seguito. Hai voglia a far finta di niente. Ad un certo punto non l’ho comprato più. Non ricordo neanche più il perché. Così come muoiono certi amori, senza una vera ragione, ma per mille piccole ragioni sedimentate nel tempo. E se fino a qualche anno fa Liberal poteva essere la speranza di un periodico liberale e non schierato da leggersi al weekend con un certo orgoglio e molta curiosità, ora Liberal è solo l’ennesima voce dell’arcipelago cattolico-popolare che fa esplicitamente, orgogliosamente, faziosamente riferimento a Berlusconi e compagnia, al netto di qualche puntatina indipendente in campo libertarian. “Ideazione”, periodico di centrodestra, è più equilibrato nel suo liberalismo conservatore. Ad ogni modo, buon compleanno Liberal. Ma da giovane ci piacevi di più.
Se fino a qualche anno fa Liberal poteva essere la speranza di un periodico liberale e non schierato, da leggersi al weekend con un certo orgoglio e molta curiosità, ora Liberal è solo l’ennesima voce dell’arcipelago cattolico-popolare che fa esplicitamente, orgogliosamente, faziosamente riferimento a Berlusconi e compagnia, al netto di qualche puntatina indipendente in campo libertarian. [continua a leggere cliccando su "leggi tutto!"]
Sfogliavo le pagine del Corriere, credo, o forse di un altro giornale, non ricordo. Anzi no, era certamente il Corriere. Tra un morso al cornetto e un sorso di cappuccino mi capita davanti agli occhi una bella paginona dedicata alla festa di Liberal, la rivista diretta da Adornato, un tempo luogo di incontro tra laici e cattolici, oggi rivista berlusconiana infarcita di monsignori, vescovi e cardinali, con Novak, sponsor della guerra preventiva biblicamente giusta, spesso in pole position. Ora, francamente non ricordo con precisione, anche perché ho girato alla svelta per concentrarmi sulla cronaca nera. Ma credo che il paginone fosse per i dieci anni dalla fondazione.
Ci ho ripensato qualche minuto dopo, quando mi ero già avviato verso l’ufficio, nel freddo gelido di questi giorni. Ho ripensato, malinconicamente, al Liberal delle origini. Era il 1995. “Ehi, hanno fatto il tuo giornale, lo sai?” mi disse Emiliano, con cui facevo finta di studiare all’Università. Di questo progetto di rivista ne avevo già sentito parlare qualche settimana prima, ma a quel tempo di periodici nuovi di zecca ne uscivano a bizzeffe. Andai all’edicola e presi il primo numero, che custodisco tuttora insieme ad una gran quantità di periodici dell’epoca dentro uno scatolone malconcio in cantina. Li volevo ripescare tutti qualche tempo fa, per farmi quattro risate su quello che si scriveva mentre la prima repubblica era ormai collassata e la seconda già urlava dalla culla tutta la sua fame e la sua sete di potere. Non ricordo una sola riga del primo numero di Liberal, ma ho ancora in testa delle schegge di memoria che vagano alla ricerca di un filo conduttore. All’inizio erano in tre, Giorgio Rumi, Galli della Loggia e Adornato, mi pare.
Si tentava l’incontro liberale tra cattolici e laici, e del resto i primi cattolici liberali stavano tirando fuori la testa dopo un intero dopoguerra passato a subire il cattolicesimo sociale e i suoi vizi sinistrorsi. Antiseri era il capofila e ficcava Popper da tutte le parti, (e lo fa ancora). Non sono affatto sicuro, ma credo che per l’esordio di Liberal nelle edicole nazionali sia stata organizzata una festa con tanto di balli, e mi pare che furono Galli della Loggia e consorte ad aprire le danze. Ma mi sto appoggiando a ricordi tremuli, può darsi che non vi sia stata alcuna festa e che Galli della Loggia sia scapolo.
E però voglio provare a ricordare senza andare a riguardare le cronache dell’epoca. Cosa portò all’allontanamento di Rumi e Galli della Loggia? Quello il grande mistero. Ad un certo punto Liberal subì una chiara involuzione. Fuori i due condirettori e redini in mano all’Adornato che nel frattempo, se la memoria non mi inganna, aveva anche guadagnato una laurea in Filosofia, mettendosi in tasca il pezzetto di carta più desiderato d’Italia. Ma credo che la memoria mi stia facendo confondere le cose, perché è probabile che la festa con tanto di danze, di cui ho parlato prima, sia stata in realtà organizzata proprio per festeggiare la laurea di Adornato e non il primo numero di Liberal. Bah, onestamente non me lo ricordo più.
Mi ricordo però gli sfottò de L’Espresso, che ironizzava sui numeri, scarsini, relativi alle vendite di Liberal. Io ero fra quei numeri, e un po’ mi adontavo, lo ammetto. Il problema, però, è che Adornato, un certo giorno della sua vita, si è svegliato e ha detto basta. Si è stufato di starsene all’incrocio tra due culture, quella laica e quella cattolica, e a furia di ripescare i testi sacri del liberalismo, probabilmente mentre sistemava gli ultimi dettagli della tesi di laurea, ha deciso di sceglierne una fra le due, quella cattolica. Avrà letto troppo Lord Acton, avrà fatto indigestione di Sturzo, o si sarà magari intrattenuto troppo a lungo al telefono con il buon Antiseri, liberale popperiano ligio alle indicazioni vaticane in materia di diritti civili. Boh, non so. In ogni caso, ad un certo punto è giunta anche per lui la fatidica folgorazione, sulla via di Arcore però. Da esponente della sinistra laica e liberale, da leader di una formazione sfigata, ma con una sua dignità come Alleanza Democratica (un partito dove sembrava ad un certo punto che potessero militare insieme Segni e Occhetto), Adornato ha subito una sorta di sublimazione, e senza passare per lo stato liquido del perfetto liberale terzista (a la Mieli, per capirci), ha raggiunto lo stato gassoso forzista, abbandonando definitivamente, senza scorie o detriti, lo stato solido, e scomodo, del post-comunista che si atteggia a liberale. Proprio come Peter Parker con la sua amata Mary Jane, ha deciso infine di rivelarsi al suo amato Cavaliere, indossando senza timidezze la tuta azzurra del perfetto cattolico liberale di scuola forzista.
È così divenuto uno dei tanti cantori delle gesta berlusconiane, un passetto dietro Guzzanti e Baget Bozzo, ma comunque in buona posizione. Dunque, chi lo accusava di cripto-berlusconismo, in fondo in fondo, non aveva tutti i torti? O forse tutte queste accuse lo hanno spinto all’outing finale, dopo una travagliata presa di coscienza? In ogni caso, le prime avvisaglie avremmo dovuto notarle anche noi comuni lettori di Liberal. E in effetti le avevamo notate, anche se provavamo a chiudere un occhio. Ricordo ad esempio, ma giusto per dirne una, un numero particolarmente cattolico-conservatore con la questione della donazione degli organi, in stile Celentano. Ma in realtà già da tempo i liberal-giacobini di Critica Liberale sfottevano Adornato parlando di Clerical: scrive Clerical, dice Clerical, abbiamo letto su Clerical, e via di seguito. Hai voglia a far finta di niente. Ad un certo punto non l’ho comprato più. Non ricordo neanche più il perché. Così come muoiono certi amori, senza una vera ragione, ma per mille piccole ragioni sedimentate nel tempo. E se fino a qualche anno fa Liberal poteva essere la speranza di un periodico liberale e non schierato da leggersi al weekend con un certo orgoglio e molta curiosità, ora Liberal è solo l’ennesima voce dell’arcipelago cattolico-popolare che fa esplicitamente, orgogliosamente, faziosamente riferimento a Berlusconi e compagnia, al netto di qualche puntatina indipendente in campo libertarian. “Ideazione”, periodico di centrodestra, è più equilibrato nel suo liberalismo conservatore. Ad ogni modo, buon compleanno Liberal. Ma da giovane ci piacevi di più.
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