giovedì, marzo 03, 2005

I Radicali e le crepe del bipolarismo italiano

- di Alessandro Marchetti (3/3/2005, il pungolo)

La campagna acquisti delle due coalizioni è entrata nel vivo.
Proprio come nella più infuocata delle stagioni di calciomercato, pochi protagonisti stanno riuscendo a catalizzare l’attenzione dei maggiori formazioni, oltre che ovviamente dei media e degli osservatori. Infatti sia la Casa delle Libertà che l’Unione hanno voluto concentrarsi sui più in forma attualmente sul mercato: senza dubbio i Radicali italiani. [continua a leggere cliccando su "leggi tutto!"]
Dietro una realtà forse poco lontana dalle logiche del calciomercato estivo, c’è però qualcosa di molto più triste e preoccupante; c’è la crisi di un intero sistema politico.
La crisi del bipolarismo italiano, si sa, viene da lontano; e non passa giorno che Giovanni Sartori non ci ricordi in quali pessime condizioni si trovino gli ingranaggi della macchina maggioritaria. Tuttavia quello che è accaduto con i radicali ha del sintomatico.
Il balletto radicale, come lo ha chiamato Alfredo Biondi sull’Avanti, è cominciato qualche tempo fa con le prime avances berlusconiane ad una vecchia conoscenza, quale è Marco Pannella. Il Cavaliere che della politica ha imparato per prima l’arte dell’inciucio, ha disseminato di aperture il mondo radicale, corteggiando ad unirsi al centrodestra.
In questo caso diventa calzante e prezioso pure il commento di Bruno Vespa: il suo stile romanzato si addice particolarmente ad un caso che vede un partito tentare entrambi gli schieramenti, nella penosa battaglia all’ultimo voto.
L’apertura per un accordo elettorale con Marco Pannella è rimasta però sospesa sulle ali di un entusiasmo proprio solo dei più “accattoni”, tra le file di Forza Italia e Alleanza Nazionale: a resistere si sono trovate fianco a fianco due forze notoriamente avverse: i cattolici dell’Udc e la Lega preoccupata per i contraccolpi sul proprio elettorato, per maggioranza cristiano e conservatore.
Ma la trattativa vera e propria c’è stata con il centrosinistra; la ribattezzata Unione non si è fatta scrupoli, soprattutto grazie ad un leader che in quanto a scaltrezza politica non è secondo a nessuno.
Quello che di certo ha colpito molti osservatori è la totale disponibilità che i Radicali Italiani hanno messo in campo fin dal principio nel trattare con i partiti del centrosinistra; a largo Argentina la prospettiva di un sodalizio con l’Unione , se pur solo elettorale, è stato salutato da Capezzone e gli altri come la grande occasione da lieve sapore provvidenziale.
L’accordo ha fatto ben sperare fin dall’inizio: l’idea che la sinistra italiana possa confrontarsi con i valori liberali che i Radicali hanno sempre sostenuto ha fatto gridare in molti al miracolo. Ma accettare “l’amicizia” elettorale (o meglio ospitalità) di Marco Pannella per molti, purtroppo, è sembrato come venire a patti col diavolo.
La goccia che ha fatto traboccare un vaso, colmatosi nel giro di pochi giorni, è stata la vicenda delle liste Coscioni.
Troppo progressista è sembrato ai Mastella e ai Castagnetti “ospitare” l’associazione che porta il nome di Luca Coscioni, un nome da sempre legato a quel diritto fondamentale che è la libertà scientifica.
Il dietro-front, giunto pochi giorni fa ha fatto rientrare i buoni propositi e le belle parole; Marco Pannella ha ridato ai Radicali il ruolo legittimo di forza d’alternativa ai due poli, guadagnando la visibilità giusta per affrontare il referendum; in compenso il nostro bipolarismo ha rimediato la solita figuraccia, confermando tutti i suoi limiti.
Le offerte ai Radicali e l’esito della vicenda hanno dato l’ennesimo colpo all’affidabilità del sistema: non bastano le fratture sulla politica estera da una parte o sull’ingresso della Turchia in Ue dall’altra. Insomma i due “spezzatini”, come li chiama Sartori, non sembrano essere molto appetitosi; date le premesse è lecito pensare che il nostro bipolarismo abbia i giorni contati.



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