sabato, giugno 04, 2005

Una legge in meno per una libertà in più

Un intellettuale originale e coraggioso come Alain Finkielkraut non smette di ricordarci che una società libera non è un “accumulo di diritti” (diritto a questo, diritto a quello...). Già la Costituzione italiana (e Piero Ostellino ha fatto molto bene a evidenziarlo) è negativamente gravata da questa impostazione sul piano economico-sociale (diritto alla casa, diritto al lavoro e così via: tanto più solennemente proclamati, quanto più difficilmente realizzati, peraltro): e non sarebbe un buon affare per nessuno trasferire questo “metodo” anche in altri ambiti. E, infatti, per noi radicali l’impostazione è opposta. Noi non chiediamo una legge in più, ma una legge in meno. Non chiediamo un diritto in più, ma una facoltà in più. Non chiediamo un intervento in più dello Stato, ma un intervento in meno. Il secolo appena trascorso è stato caratterizzato dall’impronunciabilità della parola “individuo”: ed era sempre un’entità collettiva (la Famiglia, il Sindacato, il Partito, la Chiesa, lo Stato: tutti minacciosamente maiuscoli) a dire l’ultima parola. Ora, è venuto il momento di immaginare un nuovo spartiacque politico rispetto alle tradizionali categorie della “destra” e della “sinistra” (per tanti versi, attrezzi ormai inadeguati): e la distinzione è tra chi (in economia come sul fronte delle scelte personali) vuole allargare e chi invece vuole restringere la sfera della decisione individuale e privata rispetto alla sfera delle decisioni pubbliche e collettive.
Daniele Capezzone - ideazione.com, 1/6/2005