Si sono presi The National Interest
Riporto quanto scritto oggi (14/3/2005) da Regimechange:
Leggo una notizia sconvolgente questa mattina sul CorSera, articolo di Ennio Caretto (occhio, però, chè per lui tutti sono neocon, anche Ashcroft), che deve aver letto questo articolo di David Kirkpatrick, sul NY Times. C'è stata una specie di colpo di stato editoriale a The National Interest, una delle voci neocon più note, fondato da Irving Kristol. La rivista è finita nelle mani del Nixon Center, che, come si intuisce anche dal nome, è un think tank che sta dalla parte della linea "pragmatica" della politica estera Usa (leggi: bravo Bush sr., per aver tenuto al suo posto Saddam), quella per la quale promuovere la libertà è una sorta di foliia umanitaristica. Secondo quanto si legge sul Corriere, il caso sarebbe scoppiato quando è stato pubblicato un editoriale dal titolo "La splendente moralità del realismo", un vero e proprio atto di accusa nei confronti della linea neocon e un richiamo al presidente Bush perchè smetta di seguirla. Questo articolo è a firma di Dimitri K. Simes e Bob Ellsworth. Il primo è un ex dissidente sovietico naturalizzato americano, direttore del Nixon Center e conservatore realista e tradizionale. Nel board della rivista siede Samuel Huntigton, teorico dello "scontro di civiltà" (non fautore, come alcuni credono) e neocon come Richard Perle, Charles Krauthammer e Daniel Pipes. Quell'editoriale ha provocato una sollevazione. Dieci dei dodici membri dell'editorial boad si sono dimessi, gli altri due (Pipes e Khauthammer) hanno comunque perso il posto, dice Caretto. Si è verificata una secessione, capeggiata dall' autore de "La fine della storia", Francis Fukuyama (pur essendo spesso stato anche egli un critico della visione neocon in politica estera), il quale ha annunciato la nascita di una contro-rivista, che si dovrebbe chiamare "The American Interest". Insomma, nell'intellighenzia della destra Usa è guerra. Indovinate con chi stiamo
Leggo una notizia sconvolgente questa mattina sul CorSera, articolo di Ennio Caretto (occhio, però, chè per lui tutti sono neocon, anche Ashcroft), che deve aver letto questo articolo di David Kirkpatrick, sul NY Times. C'è stata una specie di colpo di stato editoriale a The National Interest, una delle voci neocon più note, fondato da Irving Kristol. La rivista è finita nelle mani del Nixon Center, che, come si intuisce anche dal nome, è un think tank che sta dalla parte della linea "pragmatica" della politica estera Usa (leggi: bravo Bush sr., per aver tenuto al suo posto Saddam), quella per la quale promuovere la libertà è una sorta di foliia umanitaristica. Secondo quanto si legge sul Corriere, il caso sarebbe scoppiato quando è stato pubblicato un editoriale dal titolo "La splendente moralità del realismo", un vero e proprio atto di accusa nei confronti della linea neocon e un richiamo al presidente Bush perchè smetta di seguirla. Questo articolo è a firma di Dimitri K. Simes e Bob Ellsworth. Il primo è un ex dissidente sovietico naturalizzato americano, direttore del Nixon Center e conservatore realista e tradizionale. Nel board della rivista siede Samuel Huntigton, teorico dello "scontro di civiltà" (non fautore, come alcuni credono) e neocon come Richard Perle, Charles Krauthammer e Daniel Pipes. Quell'editoriale ha provocato una sollevazione. Dieci dei dodici membri dell'editorial boad si sono dimessi, gli altri due (Pipes e Khauthammer) hanno comunque perso il posto, dice Caretto. Si è verificata una secessione, capeggiata dall' autore de "La fine della storia", Francis Fukuyama (pur essendo spesso stato anche egli un critico della visione neocon in politica estera), il quale ha annunciato la nascita di una contro-rivista, che si dovrebbe chiamare "The American Interest". Insomma, nell'intellighenzia della destra Usa è guerra. Indovinate con chi stiamo
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