Una semplice idea per la vecchia Europa: Bush potrebbe aver ragione come Reagan.
cliccando su Leggi tutto c'è uno splendido articolo di Claus Christian Malzahn sullo Spiegel del 23.02.2005, che "Il Foglio" ha pubblicato Martedi 01 Marzo.
Berlino.Il presidente americano era piuttosto malvisto in Europa, passava per guerrafondaio e spesso lo si accusava di essere animato nella sua politica estera aggressiva da una confusa mania religiosa. Non stiamo parlando di George W. Bush, ma di Ronald Reagan.[Continua a leggere cliccando su "Leggi tutto"!]
Quando nel 1987 il presidente californiano visitò la Repubblica federale tedesca, fu sistemato all’interno di un cordone di sicurezza senza precedenti e parlò davanti alla Porta di Brandeburgo a un gruppo scelto di berlinesi festanti, mentre il Consiglio comunale di Berlino ovest aveva bloccato la metropolitana. Il viaggio di Reagan a Berlino dell’87 ricorda per certi aspetti quello di Bush a Magonza di oggi: entrambi i presidenti hanno fatto visita a una Germania che li guarda con scetticismo. E quando Reagan comparve davanti alla Porta di Brandeburgo chiedendo a Gorbaciov di abbattere il Muro, i numerosi commenti del giorno dopo lo stroncavano. Quell’uomo, si diceva, è un visionario, la Realpolitik è ben altra cosa.
La storia però ha dimostrato che il visionario non era Reagan con la sua richiesta, ma piuttosto la politica tedesca, che nel 1987 non riusciva neppure a immaginare che potesse esistere un’alternativa alla Germania divisa. Chi parlava di riunificazione veniva tacciato di nazionalismo, mentre la rotta dello Spd la dettava Oskar Lafontaine, al quale non interessavano né Ronald Reagan né l’unità della Germania. Oggi si ammicca amichevolmente se George W. Bush chiede cortesemente un maggiore coinvolgimento in medio oriente da parte del cancelliere tedesco, che tra l’altro nel 1987 a sua volta non fu proprio impeccabile in tema di riunificazione e nei confronti di Reagan. Eppure nel frattempo, con tutta la glassa versata nei giorni scorsi sul ponte atlantico, la politica estera tedesca si definisce innanzitutto in base alla distanza nei confronti di Washington. E quando Bush se ne andrà, le divergenze rimarranno: la sua idea di riordinare in senso democratico il medio oriente, anche attraverso lo strumento della guerra, è ritenuta una creazione intellettuale isterica dei cosiddetti neocon. E non solo dai socialdemocratici e dai verdi. Anche i conservatori tedeschi, infatti, trovano abbastanza stravagante immaginare che un arabo possa trasformarsi in un democratico dichiarato.
Quando il popolo si scontra con gli esperti
Questa è la gravissima frattura tra Europa e Stati Uniti, che tra l’altro nemmeno un John Kerry presidente avrebbe reso meno acuta: in Europa – anche in quella del 1987 – si immagina a stento che il mondo cambia. Forse non lo si vuole affatto, perché cambiamento può significare pericolo. Invece negli Stati Uniti, terra di immigrati, il cambiamento è proprio ciò per cui ci si dà da fare. A Magonza oggi si sono incontrati anche il principio della staticità e quello del dinamismo: noi europei preferiamo il mondo così com’era ieri, gli americani lo desiderano come potrebbe essere domani. Durante la Guerra fredda questa differenza si nascondeva sotto grandi interessi comuni e giuramenti; ma ora gli strappi sono visibili. E le placche continentali continueranno ad allontanarsi l’una dall’altra, nonostante tutte le cortesie scambiate a Magonza.
Difficilmente lo show di Reagan alla Porta di Brandeburgo avrebbe potuto essere più penoso di quel che fu: nel suo discorso il presidente non tralasciò nemmeno uno stereotipo su Berlino. E alla fine, molti “esperti” unanimemente ritennero che la pretesa di far cadere il Muro fosse anacronistica, utopica, folle. Tre anni più tardi però la Ddr sparì dalla carta geografica. E se Gorbaciov ebbe un ruolo rilevante nella vicenda, i tedeschi dell’est ne ebbero uno ancora più importante: quando il popolo intero si scontra con gli esperti, possono accadere cose veramente stupefacenti.
Ora, ammesso che davvero la storia si ripeta non solo come farsa o come tragedia – come una volta ha postulato Karl Marx –, forse in Siria, in Iran o in Giordania gli uomini presto arriveranno all’idea di abbattere i muri e scuotere i regimi che li amministrano e li dominano. Quando in Iraq recentemente nonostante la minaccia del terrorismo si è constatata una partecipazione al voto di poco inferiore a quella di alcuni Länder, il coro delle sirene allarmiste è rimasto muto per un paio di giorni almeno – muto come il coro degli esperti delle cose tedesche nella notte del 9 novembre 1989.
Una semplice idea per la vecchia Europa: Bush potrebbe aver ragione come Reagan. See you soon, Mr. President.
(Claus Christian Malzahn sullo Spiegel del 23.02.2005)
M.
Berlino.Il presidente americano era piuttosto malvisto in Europa, passava per guerrafondaio e spesso lo si accusava di essere animato nella sua politica estera aggressiva da una confusa mania religiosa. Non stiamo parlando di George W. Bush, ma di Ronald Reagan.[Continua a leggere cliccando su "Leggi tutto"!]
Quando nel 1987 il presidente californiano visitò la Repubblica federale tedesca, fu sistemato all’interno di un cordone di sicurezza senza precedenti e parlò davanti alla Porta di Brandeburgo a un gruppo scelto di berlinesi festanti, mentre il Consiglio comunale di Berlino ovest aveva bloccato la metropolitana. Il viaggio di Reagan a Berlino dell’87 ricorda per certi aspetti quello di Bush a Magonza di oggi: entrambi i presidenti hanno fatto visita a una Germania che li guarda con scetticismo. E quando Reagan comparve davanti alla Porta di Brandeburgo chiedendo a Gorbaciov di abbattere il Muro, i numerosi commenti del giorno dopo lo stroncavano. Quell’uomo, si diceva, è un visionario, la Realpolitik è ben altra cosa.
La storia però ha dimostrato che il visionario non era Reagan con la sua richiesta, ma piuttosto la politica tedesca, che nel 1987 non riusciva neppure a immaginare che potesse esistere un’alternativa alla Germania divisa. Chi parlava di riunificazione veniva tacciato di nazionalismo, mentre la rotta dello Spd la dettava Oskar Lafontaine, al quale non interessavano né Ronald Reagan né l’unità della Germania. Oggi si ammicca amichevolmente se George W. Bush chiede cortesemente un maggiore coinvolgimento in medio oriente da parte del cancelliere tedesco, che tra l’altro nel 1987 a sua volta non fu proprio impeccabile in tema di riunificazione e nei confronti di Reagan. Eppure nel frattempo, con tutta la glassa versata nei giorni scorsi sul ponte atlantico, la politica estera tedesca si definisce innanzitutto in base alla distanza nei confronti di Washington. E quando Bush se ne andrà, le divergenze rimarranno: la sua idea di riordinare in senso democratico il medio oriente, anche attraverso lo strumento della guerra, è ritenuta una creazione intellettuale isterica dei cosiddetti neocon. E non solo dai socialdemocratici e dai verdi. Anche i conservatori tedeschi, infatti, trovano abbastanza stravagante immaginare che un arabo possa trasformarsi in un democratico dichiarato.
Quando il popolo si scontra con gli esperti
Questa è la gravissima frattura tra Europa e Stati Uniti, che tra l’altro nemmeno un John Kerry presidente avrebbe reso meno acuta: in Europa – anche in quella del 1987 – si immagina a stento che il mondo cambia. Forse non lo si vuole affatto, perché cambiamento può significare pericolo. Invece negli Stati Uniti, terra di immigrati, il cambiamento è proprio ciò per cui ci si dà da fare. A Magonza oggi si sono incontrati anche il principio della staticità e quello del dinamismo: noi europei preferiamo il mondo così com’era ieri, gli americani lo desiderano come potrebbe essere domani. Durante la Guerra fredda questa differenza si nascondeva sotto grandi interessi comuni e giuramenti; ma ora gli strappi sono visibili. E le placche continentali continueranno ad allontanarsi l’una dall’altra, nonostante tutte le cortesie scambiate a Magonza.
Difficilmente lo show di Reagan alla Porta di Brandeburgo avrebbe potuto essere più penoso di quel che fu: nel suo discorso il presidente non tralasciò nemmeno uno stereotipo su Berlino. E alla fine, molti “esperti” unanimemente ritennero che la pretesa di far cadere il Muro fosse anacronistica, utopica, folle. Tre anni più tardi però la Ddr sparì dalla carta geografica. E se Gorbaciov ebbe un ruolo rilevante nella vicenda, i tedeschi dell’est ne ebbero uno ancora più importante: quando il popolo intero si scontra con gli esperti, possono accadere cose veramente stupefacenti.
Ora, ammesso che davvero la storia si ripeta non solo come farsa o come tragedia – come una volta ha postulato Karl Marx –, forse in Siria, in Iran o in Giordania gli uomini presto arriveranno all’idea di abbattere i muri e scuotere i regimi che li amministrano e li dominano. Quando in Iraq recentemente nonostante la minaccia del terrorismo si è constatata una partecipazione al voto di poco inferiore a quella di alcuni Länder, il coro delle sirene allarmiste è rimasto muto per un paio di giorni almeno – muto come il coro degli esperti delle cose tedesche nella notte del 9 novembre 1989.
Una semplice idea per la vecchia Europa: Bush potrebbe aver ragione come Reagan. See you soon, Mr. President.
(Claus Christian Malzahn sullo Spiegel del 23.02.2005)
M.
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