giovedì, gennaio 27, 2005

Grande lettera di Marco Cappato su Il Foglio!

Al direttore - La tesi di fondo dell’articolo “La bottega della fede”, pubblicato il 25 gennaio, è che i radicali hanno deciso – per ragioni oscure, probabilmente per sadismo contro gli embrioni – di fare un atto di fede alla ricerca sulle cellule staminali embrionali. In nome di tale atto di fede hanno costruito madonne come Luca Coscioni (ma cominciano a diventare tante, queste statuette malate che, invece di piangere sangue, raccolgono firme e fanno politica) e santuari, come il Congresso di Milano dell’Associazione Coscioni appena concluso. La prova provata, definitiva, del nostro atteggiamento fideistico, l’avrebbe data al Foglio il professor Vescovi: non esistono terapie a base di embrioni, esiste solo la speranza di trovarle un giorno. La nostra religione, come tutte le fedi irrazionali, non si lascia smontare con così poco. Non solo perché riteniamo di conoscere la differenza tra fede e speranza, ma anche perché, sulla parte scientifica, siamo d’accordo con Vescovi: non esiste oggi il flaconcino a base di embrioni che fa passare il cancro. Fate una ricerca, spulciate nei nostri Vangeli, e non troverete nulla di simile. Troverete invece la stessa parola usata da Vescovi: speranza. La ricerca sulle cellule staminali embrionali costituisce una speranza di cura per malattie che colpiscono 10 milioni di persone solo in Italia. Che non si tratti di una speranza remota, lo dicono non solo i 78 premi Nobel (adepti?) che hanno sottoscritto l’appello di Luca Coscioni, ma anche i risultati di laboratorio: la letteratura scientifica è piena zeppa di passi avanti concreti e positivi grazie alla ricerca sulle staminali embrionali. Non si tratta ancora di medicinali belli e pronti, ma si tratta di “conoscenza”, fondamentale anche per la ricerca sulle staminali adulte alla quale la nostra religione non è (sorprendentemente?) contraria, anzi: vorremmo che fosse finanziata con qualcosa di più dei micragnosi fondi pubblici che la Commissione nazionale cellule staminali assegna, con criteri oscuri, perloppiù ai membri della Commissione stessa. A questo punto le nostre strade (religioni?) divergono. La “vostra” dice: siccome l’embrione è una persona, questa speranza la blocchiamo (da esagitato dico: la uccidiamo) arrestando il ricercatore. La nostra dice: rischiare di salvare la vita (oggi o tra vent’anni, cambia poco) di molte persone malate in carne e ossa (a parte Coscioni che, come noto, è una statua in processione) è cosa che va fatta, subito. Oggi, la vostra religione è diventata legge (la legge 40), impedendo a quei ricercatori che (sadici come noi, e anche masochisti, perché preferiscono fallire) vorrebbero ricercare sulle cellule staminali embrionali di farlo, pena il carcere; la nostra strana religione – che lascerebbe liberi i ricercatori di ricercare o non ricercare su quelle cellule – per risolvere lo scontro non invoca miracoli, ma un confronto vero, nelle urne referendarie.
Marco Cappato