E' arrivato il grande giorno!
Bush ora sogna un posto nella storia
Oggi l’inaugurazione a Washington. «E’ l’inizio della riconciliazione nazionale»
WASHINGTON (USA) - Un discorso storico, sulla scia di quello celebre di Kennedy, «Non chiedetevi ciò che l'America può fare per voi, ma ciò che voi potete fare per l'America», e di quello di Martin Luther King, «Io ho un sogno»... Così la Casa Bianca descrive l'appello che George Bush rivolgerà oggi alla nazione dal Campidoglio coperto di neve, in una capitale blindata come mai contro il terrorismo. Un appello all’unità analogo a quello trascinante del 20 settembre del 2001, nove giorni dopo la strage delle Torri Gemelle a Manhattan. Ma anche un appello alla diffusione del «potere redentore» della libertà e della democrazia nel mondo, a cominciare dall'Iraq e dal Medio Oriente, e alla creazione di una «società di proprietari» negli Usa, direttive che condizioneranno la politica estera e la politica interna del Bush II. In 17 minuti circa, ha affermato il portavoce Scott McClellan, il presidente ricorderà agli americani e agli alleati che «solo lavorando assieme potremo rispondere alle sfide del XXI secolo e raggiungere grandi risultati» e invocherà l'aiuto di Dio. Così conscio è George Bush che sarà il secondo mandato - dopo i contrasti e le spaccature del primo - a determinare il suo posto nella storia che da quasi un mese, ogni sera, corregge le bozze del discorso che Michael Gershen, il suo estensore, un «cristiano rinato» come lui, gli presenta, e da una settimana lo legge al mattino a un pubblico scelto. E che ieri è andato con la first lady Laura agli Archivi nazionali a meditare sui documenti pilastro dell'America, la Dichiarazione d'indipendenza, la Costituzione, il primo discorso inaugurale di George Washington. «E' concentrato, ottimista» ha detto il suo guru elettorale Karl Rove, che lo ha spinto a compiere il simbolico gesto. «E' l'inizio della riconciliazione nazionale: il presidente continuerà a delinearne le tappe nel Messaggio sullo stato dell'Unione e nel bilancio. Vuole fare dell'America la forza del bene». Ma Rove ha rifiutato di precisare se nel suo discorso Bush denuncerà «gli avamposti della tirannia», come nella sua deposizione al Senato li ha denunciati il segretario di Stato entrante Condoleezza Rice. Quasi a sottolineare quella che considera una svolta, Bush ha invitato all'inaugurazione presidenziale anche i predecessori democratici Bill Clinton e Jimmy Carter. «L’inaugurazione - ha sottolineato - testimonia della fiducia dell'America nella volontà popolare». Il presidente ha però messo sull'avviso i soldati, a cui ha dedicato una mezza giornata, che «vi è stato chiesto molto ma vi sarà chiesto ancora di più nei mesi e negli anni a venire». Per i democratici, sono segnali che, al di là dei discorsi, il Bush II non sarà meno aggressivo e unilateralista del Bush I. Un'opinione che si riflette in un sondaggio condotto in 21 Paesi dalla Bbc , in cui soltanto 3, Filippine, Polonia e India, si sono schierati per il presidente, e 16 altri, tra cui l'Italia, contro. In quest'ultimi, una media del 58 per cento ha manifestato il timore che nel Bush II le tensioni internazionali si accentuino. Ma mentre il resto del mondo avrebbe eletto presidente il candidato democratico John Kerry, l'America ha rieletto Bush. E sebbene l'indice di popolarità di George W. sia tra i più modesti, il 51-52 per cento secondo il Washington Post e Usa Today , la grande maggioranza degli americani spera «in quattro anni molto migliori di quelli trascorsi» e gli augura successo.
Ennio Caretto
Oggi l’inaugurazione a Washington. «E’ l’inizio della riconciliazione nazionale»
WASHINGTON (USA) - Un discorso storico, sulla scia di quello celebre di Kennedy, «Non chiedetevi ciò che l'America può fare per voi, ma ciò che voi potete fare per l'America», e di quello di Martin Luther King, «Io ho un sogno»... Così la Casa Bianca descrive l'appello che George Bush rivolgerà oggi alla nazione dal Campidoglio coperto di neve, in una capitale blindata come mai contro il terrorismo. Un appello all’unità analogo a quello trascinante del 20 settembre del 2001, nove giorni dopo la strage delle Torri Gemelle a Manhattan. Ma anche un appello alla diffusione del «potere redentore» della libertà e della democrazia nel mondo, a cominciare dall'Iraq e dal Medio Oriente, e alla creazione di una «società di proprietari» negli Usa, direttive che condizioneranno la politica estera e la politica interna del Bush II. In 17 minuti circa, ha affermato il portavoce Scott McClellan, il presidente ricorderà agli americani e agli alleati che «solo lavorando assieme potremo rispondere alle sfide del XXI secolo e raggiungere grandi risultati» e invocherà l'aiuto di Dio. Così conscio è George Bush che sarà il secondo mandato - dopo i contrasti e le spaccature del primo - a determinare il suo posto nella storia che da quasi un mese, ogni sera, corregge le bozze del discorso che Michael Gershen, il suo estensore, un «cristiano rinato» come lui, gli presenta, e da una settimana lo legge al mattino a un pubblico scelto. E che ieri è andato con la first lady Laura agli Archivi nazionali a meditare sui documenti pilastro dell'America, la Dichiarazione d'indipendenza, la Costituzione, il primo discorso inaugurale di George Washington. «E' concentrato, ottimista» ha detto il suo guru elettorale Karl Rove, che lo ha spinto a compiere il simbolico gesto. «E' l'inizio della riconciliazione nazionale: il presidente continuerà a delinearne le tappe nel Messaggio sullo stato dell'Unione e nel bilancio. Vuole fare dell'America la forza del bene». Ma Rove ha rifiutato di precisare se nel suo discorso Bush denuncerà «gli avamposti della tirannia», come nella sua deposizione al Senato li ha denunciati il segretario di Stato entrante Condoleezza Rice. Quasi a sottolineare quella che considera una svolta, Bush ha invitato all'inaugurazione presidenziale anche i predecessori democratici Bill Clinton e Jimmy Carter. «L’inaugurazione - ha sottolineato - testimonia della fiducia dell'America nella volontà popolare». Il presidente ha però messo sull'avviso i soldati, a cui ha dedicato una mezza giornata, che «vi è stato chiesto molto ma vi sarà chiesto ancora di più nei mesi e negli anni a venire». Per i democratici, sono segnali che, al di là dei discorsi, il Bush II non sarà meno aggressivo e unilateralista del Bush I. Un'opinione che si riflette in un sondaggio condotto in 21 Paesi dalla Bbc , in cui soltanto 3, Filippine, Polonia e India, si sono schierati per il presidente, e 16 altri, tra cui l'Italia, contro. In quest'ultimi, una media del 58 per cento ha manifestato il timore che nel Bush II le tensioni internazionali si accentuino. Ma mentre il resto del mondo avrebbe eletto presidente il candidato democratico John Kerry, l'America ha rieletto Bush. E sebbene l'indice di popolarità di George W. sia tra i più modesti, il 51-52 per cento secondo il Washington Post e Usa Today , la grande maggioranza degli americani spera «in quattro anni molto migliori di quelli trascorsi» e gli augura successo.
Ennio Caretto
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