venerdì, giugno 23, 2006

Romano (Sergio), perchè dici questo?

Sergio Romano si è sempre schierato contro l'intervento in Iraq, per lui la scelta dell'amministrazione americana è stata semplicemente sbagliata. E fin qui va bene, non è l'unico ad avere questa opinione e le argomentazioni da lui utilizzate non sono affatto preconcette e ideologiche. Però a leggere la sua rubrica su Panorama sembra proprio che l'editorialista del Corriere si sia lasciato prendere un po' troppo la mano e, parlando di Afghanistan, Somalia e Iraq è arrivato a queste conclusioni:
«In ciascuna di queste vicende il medico americano ha fatto diagnosi e applicato rimedi che si sono rivelati spesso inadatti al male che dovevano curare. Mi chiedo se il maggior problema del mondo oggi siano i mali del paziente (l'islamismo radicale) o le cure del medico».
Caro Romano, ma come si può sostenere che oggi il problema più grande sia rappresentato dagli Stati Uniti?!?

Referendum: votare SI!

La riforma sulla quale siamo chiamati al voto ha il merito di:
1. assicurare poteri più incisivi al premier nell'azione di governo.
2. garantire il rispetto del voto popolare e del bipolarismo, impedendo ribaltoni di ogni tipo
3. rafforzare il ruolo di garanzia del Capo dello Stato
4. ridurre il numero dei parlamentari
5. superare il bicameralismo con la trasformazione del Senato in Assemblea delle Regioni.
6. rendere efficace e chiaro il rapporto tra lo Stato e le Regioni, superando i pasticci costituzionali creati dalla riforma approvata dal centrosinistra nel 2001.
Vi sembra poco?
Votate SI!

mercoledì, giugno 14, 2006

Pacs

«Per noi, che siamo conviventi, i Pacs sarebbero uno strumento fondamentale per ottenere importanti diritti». A questo punto mi è capitato di dire «Ma allora perchè non vi sposate?». La reazione del mio interlocutore è stata nulla, silenzio. Confesso di non essere molto informato sulla questione ma a me sembra tanto che i Pacs siano, per certi versi, equiparabili al matrimonio: non sono ambedue contratti stipulati fra due persone (che istituiscono diritti e doveri all'interno della coppia)? Dunque, se volessimo seguire questa posizione, potremmo tranquillamente dire che i Pacs sono un "piccolo matrimonio" o un "matrimonio di serie B"; ma, nello stesso tempo, potremmo anche affermare che il matrimonio è un "grande Pacs". Ovviamente si sta parlando di matrimonio civile, perchè quello religioso, per un credente, è un sacramento; per il non-credente, invece, è solamente un patto (bastano due testimoni, un "cerimoniere" e il gioco è fatto). Ma non a tutti è permesso oggi di sposarsi: si pensi alle coppie omosessuali. È giusto che a queste coppie vengano riconosciuti dei diritti? Io penso di si. In quale modo allora? O concedendo a loro (e a tutte le persone che per determinati motivi non possono sposarsi civilmente) lo strumento dei Pacs, oppure riformando unicamente il codice civile in alcuni punti. Personalmente credo che uno Stato liberale dovrebbe permettere a qualsiasi coppia di stipulare il contratto che più preferisce e che meglio risponde alle proprie esigenze. In modo tale che chi vorrà sposarsi potrà farlo (in Chiesa o in Municipio), chi non vorrà sposarsi potrà recarsi da un notaio e stabilire le condizioni e i termini del contratto e della propria unione. È chiedere troppo? F.