sabato, aprile 30, 2005

L’energia non finirà col petrolio

Il libro («Più energia per tutti», di Carlo Stagnaro e Margo M. Thorning, edizioni Rubbettino e Leonardo Facco. 160 pagine, 8 euro) è aria fresca nel dibattito sul futuro dell’energia: non bisogna temere, come paventano alcuni, l’esaurimento delle fonti fossili perché è un meccanismo intrinseco al mercato, si direbbe: alla natura delle cose umane, ad assicurarci contro questo sinistro. La maggiore domanda su una risorsa - per esempio, il petrolio - ne determina un aumento del prezzo nel breve termine. E’ quello che sta accadendo adesso, vedi alla voce crescita delle economie emergenti, Cina e India in testa. Prezzi più alti creano un doppio incentivo. Da un lato, i consumatori sono spinti a consumare meno o in modo più efficiente. Dall’altro, la creatività si mette al lavoro sulla rabdomanzia del profitto: scatta così la molla dell’innovazione che, nel lungo termine, mette vento nelle vele delle sospirate alternative. E’ questa la ragione per cui, nell’intero arco della storia umana, nessuna risorsa si è mai esaurita. Anzi: paradossalmente, tutte le risorse sono diventate più abbondanti (almeno se si assume come unità di misura della scarsità il prezzo, che esprime la disponibilità di un bene in relazione alla domanda).
Alberto Mingardi - Il Riformista, 29/4/2005

Partito unico: molti i consensi! (eccone due)

Una intervista a Benedetto della Vedova, su L'Opinione, per un maggioritario puro e con una adesione dei Radicali al centro-destra (qui) e un articolo di Andrea Mancia su ideazione.com a favore di un partito unico del centro-destra che assomigli più al modello del Partito Repubblicano (americano) che al Partito Popolare Europeo (qui).

Accademia dei Lincei: sì all'uso degli embrioni sovrannumerari

Sì dall'Accademia dei Lincei all'uso degli embrioni congelati in sovrannumero per ottenere cellule staminali a fini di ricerca. E' quanto emerge dal documento sulle cellule staminali approvato oggi nell'adunanza delle Classi riunite dell'Accademia con 58 voti favorevoli, 8 contrari e 14 astenuti. Cappato: dall’Accademia dei Lincei pronunciamento di buon senso. Ora va garantito il diritto dei cittadini ad esserne informati.

"Le conseguenze dell'amore" trionfa a sopresa ai David 2005

Il film di Paolo Sorrentino ("Le conseguenze dell'amore") presentato, in concorso, al festival di Cannes (edizione 2004) ha vinto il premio come miglior film (ma anche i premi per la miglior regia, sceneggiatura, fotografia e migliore attore protagonista per Toni Servillo). A guardare gli altri film premiati (con premi minori) viene da pensare che nell'ultimo anno la produzione cinematografica italiana non sia stata di grande qualità. E allora ha potuto vincere un film come quello di Sorrentino, regista di grande talento (autore di una opera prima stupenda "L'uomo in più") ma che ne "Le conseguenze dell'amore" è rimasto vittima proprio del suo talento. Il film è una sorta di esercizio di stile (e che stile!) ma niente di più, una prova essenzialmente narcisistica, con una sceneggiatura molto povera e una attenzione fine a se stessa per la forma (ottima la colonna sonora). Comunque sempre meglio dell'Ozpetek di "Cuore sacro"!

giovedì, aprile 28, 2005

Quattro volte sì

Due cose della legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita sono in netto disaccordo o con la legislazione vigente o con l'impianto mentale dei legislatori di questa brutta legge. La prima cosa è l'avere vietato la diagnosi pre-impianto mentre rimane consentita la diagnosi pre-natale. Così, se un embrione è portatore di qualche malattia genetica grave, senza diagnosi pre-impianto, si è costretti all'impianto di tale embrione che, quando ormai sarà feto, con la diagnosi pre-natale potrà essere abortito. Dunque, l'embrione non si tocca mentre il feto può essere soppresso. La logica direbbe: se è consentita la diagnosi pre-natale allora dovrebbe essere consentita anche la diagnosi pre-impianto oppure, se non è consentita la diagnosi pre-impianto allora non dovrebbe essere consentita nemmeno la diagnosi pre-natale. La seconda cosa che non riesco a spiegarmi riguarda la fine che faranno quei 30.000 embrioni sovrannumerari, che non potranno essere utilizzati e che verranno lasciati "marcire". Gli embrioni (che secondo i legislatori sono persone umane) possono essere lasciati morire piuttosto che essere destinati alla scienza. Questa posizione è oggettivamente aberrante e oscurantista. A qualche fervente cristiano è venuta l'idea di lanciare la campagna "adotta un embrione"... peccato che la legge vieti la fecondazione eterologa!

Cronache da Bisanzio

Parte oggi, su "Libero" di Vittorio Feltri, "Cronache da Bisanzio", la nuova rubrica di Daniele Capezzone. Oggi il segretario di Radicali italiani si occupa della "Lotta d'alta classe" con Fausto, Citto, Nichi e Ritanna...


La teoria politica dei libertari

"Se interpretato secondo le categorie della politica di tipo europeo, il libertario americano potrebbe essere al tempo stesso un ultrà del conservatorismo thatcheriano e un esponente del progressismo più estremo: favorevole ai diritti dei gay e dei tossicodipendenti. Ma in realtà egli non è niente di tutto ciò: è semplicemente un liberale coerente, rigoroso, nemico della coercizione."
Carlo Lottieri - il pungolo, 27/4/2005

ETA e il conflitto in Euskadi

BERRIA – Nei suoi ultimi comunicati ETA ha dato ad intendere che c’è una opportunità per superare il conflitto. In questo momento mantiene quell'opinione? Perché ora e non prima? ETA. - Nella nostra opinione, siamo alle porte di un cambiamento politico e pensiamo che ora esista un'opportunità per non ripetere gli errori commessi ai tempi della "transizione" spagnola. BERRIA – Su cosa si basa questa opportunità? Quali sono le sue chiavi? ETA. - Nella nostra opinione, la vera opportunità verrà dal riconoscimento del diritto di autodeterminazione e di un progetto che tenga conto della totalità di Euskal Herria, superando le frontiere divisorie che ci impongono. Per quello è necessario aprire un processo di soluzione, per ottenere, mediante il dialogo e la negoziazione, un accordo che rispetti i diritti di Euskal Herria. In definitiva, la soluzione verrà dalla consultazione di tutti i cittadini baschi sul loro futuro.
Questo è un brevissimo passaggio dell'intervista fatta (il 2 aprile 2005) dal quotidiano Berria all'organizzazione terrorista basca Euskadi Ta Askatasuna (ETA). La chiave della soluzione, secondo ETA, è l'autodeterminazione del Paese Basco. Il problema è che, quando ETA parla di Euskal Herria (Paese Basco), non parla solamente della Comunità Autonoma Basca (CAV - divisa in tre province: Alava, Guipuzcoa, Bizkaia) ma include anche la Navarra e le tre province basche in territorio francese (Lapurdi, Zuberoa e la Navarra francese), in tutto quindi sono sette le province che formano il Paese Basco (e divise fra due stati: Spagna e Francia). L'autodeterminazione dovrebbe riguardare questi territori. La cosa è molto complicata, per diversi motivi. La Spagna cova al suo interno diversi nazionalismi regionali, su tutti quello catalano e quello galiziano. Concedere ai Paesi baschi il diritto all'autodeterminazione sarebbe il viatico per una possibile disgregazione dello Stato, dopo i baschi potrebbe essere il turno dei catalani e poi dei galiziani. Il fatto poi che l'autodeterminazione non riguarderebbe solamente la CAV ma altri territori (considerati baschi, dai baschi) complica la feccenda: per l'effettiva concessione di un eventuale referendum in cui il popolo basco possa esprimersi e per il successo di tale iniziativa. Per un referendum occorrerebbe mettere d'accordo due Stati (assolutamente restii a concedere la possibilità dell'autodeterminazione) e ottenere un consenso anche nelle altre province dove il nazionalismo non è così radicato. Penso, ad esempio, alla Navarra dove gli abitanti di questa terra si sentono navarri e non baschi. In Navarra solo una esigua parte della popolazione sarebbe favorevole ad una annessione ad un ipotetico stato basco. Stesso discorso per le province in territorio francese. In quelle zone il nazionalismo non è molto radicato. Quindi i problemi maggiori sono due: la mancanza di volontà da parte di Spagna e Francia a concedere l'autodeterminazione (per evidenti motivi) e la mancanza di un effetivo radicamento del nazionalismo basco fuori dai confini della Comunità autonoma basca.

mercoledì, aprile 27, 2005

Maggioritario e bipartitismo!

Ora anche la CDL pensa al partito unico. Ma come far coesistere un partito unico con un sistema elettorale ancora, in parte, proporzionale? Fin tanto che rimarrà quel 25% di quota proporzionale verranno legittimati nella loro esistenza decine di partiti. Passare a un sistema maggioritario vorrebbe dire passare ad un sistema anglosassone (dove esistono 2/3 grandi partiti e dove la stabilità dei governi è fuori discussione). In Italia invece regna il potere della partitocrazia, con tutti i nostri politicanti pronti a far cadere governi per logiche di partito o di corrente (o magari per una poltrona in più).

Perchè dovrei partecipare?

Perchè dovrei partecipare alla celebrazione del 25 aprile se si festeggia ancora bruciando la bandiera americana e quella israeliana? L'unica democrazia del Medio Oriente (Israele) e la più grande democrazia del mondo (Stati Uniti) vengono considerate (nel mondo arabo e in Occidente) come il Grande Satana..... ma se il 25 aprile rappresenta il ritorno alla democrazia dell'Italia perchè si da fuoco ai simboli della democrazia (Israele e Stati Uniti)?

lunedì, aprile 25, 2005

Dite a Ratzinger una cosa di sinistra

Il pensiero laico liberale [...] E' dunque libero di contrapporre al sistema di valori proposto dalla Chiesa un proprio sistema di valori di cui va giustamente fiero, perché ha vinto, è storicamente superiore, ha fondato la modernità, ha avuto quasi sempre ragione, al punto da essere oggi il vero nemico mortale del rigurgito medievale islamista, il quale dichiara il suo attacco - non a caso - all'Occidente, non alla Chiesa. Solo Biagio de Giovanni, su questo giornale, ha avuto la lucidità di dirlo in questi giorni da Sant'Uffizio: «Rivendico l'umanità del relativo, rivendico l'umanità del pensiero critico, rivendico la complessità della nostra umanità occidentale».
Antonio Polito, Il Riformista 25/4/2005

C'era proprio bisogno di un Berlusconi bis?

Ovviamente no, non c'era bisogno di un Berlusconi bis. Le facce dei ministri sono sempre quelle e le novità (Storace, Landolfi, ecc) non sono certo scelte di alto profilo. Insomma, era stato lo stesso Cavaliere a dire che di Van Basten in panchina proprio non ce ne erano. E infatti, Berlusconi, la "crisi" con conseguente nuovo governo non la voleva. Ora, dopo il varo del Berlusconi bis, ci sarà un nuovo programma con nuove priorità: famiglie, mezzogiorno e imprese. Staremo a vedere. La sensazione è che i due partiti democristiani (AN e UDC) vogliano affossare quel venticello liberale (molto tenue) rappresentato da FI. E chi le farà queste benedette riforme liberali? Chi modernizzerà il Paese?

sabato, aprile 23, 2005

1987 - il voto mafioso ai Radicali!

Da buon collaboratore della biblioteca civica del mio paese, stavo catalogando il libro (sul fenomeno Berlusconi) del corrispondente dall'Italia dell'Economist (David Lane), il libro ha per titolo "L'ombra del potere" ed è pubblicato da Laterza. A pagina 253 il giornalista inglese, che da 30 anni vive in Italia, parla dei radicali. Insinua che, nel lontano 1987, i voti della mafia, scontenta dei rapporti con la DC, confluirono sul PSI e sul "piccolo Partito radicale" (così dice Lane, "questi due partiti si erano dimostrati più amichevoli dei democristiani"). L'elettorato mafioso, dunque, avrebbe abbandonato, nel 1987, la DC per il PSI e i radicali. Tesi un po' ridicola, non vi pare?

HAYEK: LA GRANDE SOCIETA’

Coniugare il mercato con la produzione di beni pubblici, purché tale intervento sia sottoposto a norme generali e astratte, e non ad hoc o ad personam e necessità di decentramento del potere e di meccanismi costituzionali più forti contro ogni privilegio di classe o corporazione.
William Longhi - il pungolo, 22/4/2005

Giulio Giorello in difesa del relativismo

Che c'entra, per esempio, il liberalismo con la new age e le espressioni di «vago» misticismo? E davvero solo una «moda» quel pensiero liberale che ha dato sostanza a esperimenti politici come gli Stati Uniti, dopo la vittoriosa guerra d'indipendenza, o alle altre forme di «società aperta», capaci di realizzarsi contro sistemi dispotici e di resistere all'offensiva dei totalitarismi del '900? Che ne è di quel particolare liberalismo che si è schierato a difesa dei cattolici laddove erano discriminati o perseguitati? Infine, cosa resta di quel cattolicesimo liberale che tanto ha dato alla stessa Italia, non solo alla teoria, ma anche alla pratica della politica - da Sturzo a De Gasperi? [...] Sovente si spaccia l'esercizio dello spirito critico e la costruzione di un sapere fallibile e rivedibile come assenza di responsabilità e cedimento a qualsiasi protervia. Ma chiunque abbia mai davvero partecipato a questa paziente e faticosa impresa sa che è tutto il contrario. Ciò che spirito critico e società aperta consentono è che qualunque punto di vista abbia i propri difensori pubblici; quello che esigono è che la difesa non si limiti a imposizioni o scomuniche, bensì porti delle ragioni. Questo è «relativismo»? Non ho paura delle parole, ma allora sono relativisti anche Jefferson e Cattaneo, Einaudi e Popper. Comunque sia, non c'è qui traccia alcuna di dittatura, perché il nucleo della tradizione liberale è la consapevolezza che fare tacere anche uno solo è un danno, ancor prima che per lui, per il resto della comunità.
Giulio Giorello - Corriere della Sera 22/4/2005 (via Notizie Radicali)

Noi liberali traditi...

Su Libero di ieri (22/4/2005), articolo di Daniele Capezzone, in prima pagina, per spiegare le ragioni del fallimento di Berlusconi e dalla CDL:
1) I suoi elettori chiedevano una riforma istituzionale che riducesse il peso e il ricatto dei vecchi partiti? Niente: si preferisce il proporzionale, e ci si intestardisce su quella devolution che è (legittimamente, per carità!) il cavallo di battaglia della Lega, ma è a mala pena condivisa dal 15-20% degli elettori di due o tre Regioni…
2) I suoi elettori chiedevano una modernizzazione economica del paese? Niente, si manda in tv un Tremonti sempre più somigliante a Bertinotti (ma -un filo- meno elegante, e -più di un filo- meno simpatico), che si scaglia contro il “mercatismo mondialista”, mentre -contemporaneamente- si fanno ingrassare i forestali calabresi, e si accusano della crisi dell’Alitalia (nientemeno!) le compagnie aeree a basso costo. Roba da pazzi.
3) I suoi elettori chiedevano una riforma della giustizia che tagliasse davvero le unghie al partito dei PM? Niente. Leggine a go-go per familiari e famigli, ma nessuna separazione delle carriere, nessuna responsabilità civile dei giudici, e così via.
4) I suoi elettori sono (in larghissima misura) laico-riformisti, tolleranti, liberali? Niente. Parte una crociata, con alla testa -nuovi Goffredo di Buglione- i Sirchia, i Giovanardi e i Volontè, contro divorzio, aborto, libertà di cura e ricerca, fecondazione assistita.
Daniele Capezzone su Libero (via Notizie Radicali)

PER UNA CONVENTION LIBERTARIA!!!

Da sinistra a destra, estremi compresi, non c’è un’idea politica che meriti il nostro plauso. Quelli del partito liberale di massa – che illusione… – si sono miseramente trasformati nella Casa dello statalismo. C’era una volta anche la Lega Nord, ricordate, fortino liberista ed anticentralista. Basta Roma basta tasse è lo slogan che li ha caricati di voti. Purtroppo è naufragata sulle suadenti rive di Piazza Montecitorio. Alleanza Nazionale è peggio della peggiore Dc e ha sposato il più bieco clientelismo, democratico beninteso. Di tanto in tanto, è paradossale, qualcosa di liberale lo pronunciano i riformisti diessini. Ma chi si fida?
La politica è un’arte infame, l’arte del possibile ha scritto qualcuno. I libertari la frequentano poco, a ragion veduta, e non hanno grandi considerazioni dei loro “epigoni”. Ma con la politica abbiamo a che fare ogni giorno. Non foss’altro come lobbie di pensiero. Siamo, ad esempio, costretti a ricordare a questo o a quel legislatore che sarebbe meglio ci desse un taglio con le sue smanie di ordinare la nostra esistenza, di pensare al nostro bene! Ma basta? E’ sufficiente?
La risposta è no. La battaglia è ad armi impari. Noi grintosi, pieni di buone idee e pensatori straordinari, volonterosi, con la faretra piena zeppa di frecce ma con l’archetto di cupido tra le mani. Loro con tutto l’armamentario bellico dello Stato e del parastato a disposizione.
Più di una volta, mi è stata posta questa domanda: “E se fosse giunto il momento di provare a lanciare il movimento libertario”?
Ho sempre glissato in merito alla questione. Sarà perché ho frequentato la politica ed i suoi protagonisti a lungo. E’ un mondo con delle regole che nessun libertario vero riuscirebbe a digerire. Non è l’arte della mediazione, ma del più bieco compromesso. E chi di voi sarebbe disposto a barattare i principi della libertà per una prebenda? Di più: i politici non si fanno eleggere per mandare a carte quarant’otto il giocattolo che li mantiene alla grande, ovvero lo Stato. Anzi, ne incrementano quasi sempre le sue prerogative, lo adulano. Trasformano quella finzione che è in una specie di divinità, di benefattore dell’umanità.
Ciononostante, al libertarismo serve – come si usa dire – ingranare un’altra marcia. Tanto di cappello a chi fino ad oggi ha messo a disposizione il suo sapere nelle università, a chi ha messo in piedi fondazioni, case editrici, siti internet, associazioni varie ed altro ancora. Dieci anni fa, sì solo dieci anni fa, c’era poco o nulla. Oggi, grazie a chi si è fatto un mazzo tanto, c’è un gruppo allargato di persone (diverse centinaia) che si riconoscono negli insegnamenti di Rothbard, di Leoni, di Bastiat. Val la pena provare a contarci? Val la pena tentare di organizzare una vera convention nella quale lanciare delle proposte, consolidare un’organizzazione, inseguire delle priorità?
Un po’ mi sto convincendo. E per questo propongo dalle pagine di questa rivista un invito a partecipare alla prima assemblea generale del “Movimento libertario”. La data potrebbe essere il 24 settembre prossimo, sabato. Il luogo Treviglio, la città che dieci anni fa diede i natali alla LFE, facilmente raggiungibile in auto oppure in treno. Sul programma del meeting vi terrò informato con ogni mezzo. Prima, però, ho bisogno che mi facciate sapere se vale la pena impegnarsi per dar vita ad un evento tanto impegnativo. Quindi, lancio questa “sfida”: se entro il 30 aprile mi giungeranno 150 conferme di partecipazione, la prima “convention libertaria” avrà certamente luogo. Viceversa rimetto il mio cattivo pensiero nel cassetto.
Sapete come contattarmi. Su Enclave ci sono tutti i recapiti del sottoscritto. Attendo vostre notizie. E se non glisserete l’invito, sarà un evento che lascerà il segno.
Leonardo Facco sul numero 27 di Enclave - rivista libertaria

Otto per mille

Lunedì, 25 aprile, sul quotidiano Il Riformista apparirà una inserzione pubblicitaria dell’associazione anticlericale.net di informazione sull’8 per mille e di invito a firmare a favore della Chiesa valdese. Nel frattempo hanno preannunciato che destineranno l’8 per mille alla Chiesa valdese Marco Pannella, Daniele Capezzone e Marco Cappato segretari di Radicali italiani e dell’associazione Luca Coscioni; Rita Bernardini tesoriera di Radicali italiani; nonché Maurizio Turco e Michele De Lucia, segretario e tesoriere dell’associazione anticlericale.net.
radicali.it - 23/4/2005

Contro l'Onu. Il fallimento delle Nazioni Unite e la formidabile idea di un'alleanza tra le democrazie

E' uscito finalmente il libro di Christian Rocca!
Le Nazioni Unite sono fallite. Bisognerebbe prenderne atto, dirlo chiaramente, non sprecare tempo con riforme e alchimie istituzionali. Rispetto alle grandi questioni come la sicurezza e la pace, l’Onu è un ente inutile, anzi dannoso. Il Consiglio di Sicurezza e l’Assemblea Generale hanno tradito lo spirito e i principi contenuti nella Carta istitutiva, come dimostrano i numerosi disastri e scandali, dal genocidio in Ruanda del 1994 alla corruzione gigantesca legata al programma umanitario Oil for Food scoperta nel 2004. Si impone un nuovo modello di azione globale perché le Nazioni Unite sono figlie della guerra fredda; oggi il mondo è cambiato, le frequenti crisi locali non rispondono più alla logica geopolitica del bipolarismo, ma richiedono analisi e interventi che negli ultimi anni solo gli Stati Uniti hanno dimostrato di saper operare. Se davvero crediamo nel sogno di stabilità dei fondatori dell’Onu è arrivato il momento di dire «mai più» alle Nazioni Unite e di sostenere la formidabile idea di un’alleanza tra le democrazie.
Christian Rocca, 37 anni, di Alcamo, è inviato speciale del «Foglio». Negli ultimi tre anni ha raccontato, da New York, la politica americana e la risposta di Washington agli attacchi terroristici islamici dell’11 settembre 2001. Nel 2003 ha scritto «Esportare l’America - La rivoluzione democratica dei neoconservatori» per le edizioni I Libri del Foglio.
lindau.it

giovedì, aprile 21, 2005

Benedetto XVI, relativismo e liberalismo

Ratzinga Z è solo un tentativo di rendere più simpatico il nostro nuovo Papa. I tabloid inglesi lo hanno definito come il rotweiller della Chiesa. Per alcuni giornali italiani, invece, Benedetto XVI è il "pastore tedesco". I Papa-boys intonano, al suo indirizzo, cori da stadio (come se avessero davanti er pupone!). Ognuno de-sacralizza la sua immagine a suo piacimento: chi in chiave positiva, chi in chiave negativa. L'omelia di Ratzinger (che ha anticipato di pochi giorni la sua elezione) ha fatto suonare un campanello d'allarme: per il Cardinale, ora Papa, il Male della modernità è rappresentato dalla "dittatura del relativismo" (per alcuni una contraddizione in termini), l'unica salvezza è la Verità che risiede in Cristo. Ovvio che un Papa veda nella parola di Dio la strada da seguire, il Bene. Considerare però il relativismo il Male da combattere e sconfiggere non può che allarmarci. A maggior ragione se, come ha detto Ratzinger, il relativismo può sballotare le persone, come se fossero in balìa del vento, da una parte all'altra, senza avere nessun punto fermo, nessuna certezza eterna.... arrivando persino ad abbracciare, come "moda del pensiero", il liberalismo. Ma che cos'è il liberalismo se non quel contenitore in cui far convivere la libertà e i valori di ogni individuo?

Il 25 aprile non è la festa di tutti gli italiani

Perchè il 25 aprile non è la festa di tutti gli italiani? Se si esclude qualche nostalgico del fascismo mussoliniano, il 25 aprile, ovvero il giorno della liberazione dall'occupazione nazista e la definitiva sconfitta del fascismo nella sua variante repubblichina, dovrebbe accomunare tutti gli italiani. Con la sconfitta del nazi-fascismo in Italia, per mano delle truppe alleate (col soccorso partigiano), abbiamo potuto votare il 2 giugno 1946 l'assetto dello Stato: monarchico o repubblicano, abbiamo potuto votare, il 18 aprile 1948, in maniera democratica , il partito prescelto. Abbiamo avuto una Costituzione e uno Stato di diritto. Ma allora perchè il 25 aprile non è la festa di tutti gli italiani? Perchè non è la festa di tutti gli italiani che credono e vivono in una democrazia? La risposta è una: perchè il 25 aprile è stato negli anni strumentalizzato e fatto proprio solo da una parte politica, è stato politicizzato strumentalmente dalla sinistra, che ha fatto sì che il 25/4 fosse la sua festa. Questa mattina ho notato i tricolori sparsi per il paese, i tricolori usati da scenografia per i festeggiamenti di lunedì prossimo. E mi sono detto che il tricolore è il simbolo dell'Italia e il 25/4 è una festa dell'Italia e degli italiani. Poi però ho cominciato a notare delle scritte: "no alla guerra", "l'onu in irak. via le truppe italiane", ecc. E allora ho pensato che il 25 aprile non era più la festa di tutti gli italiani, ma che è diventata la festa dei pacifisti anti-americani. Lunedì sarebbe anche la mia festa, io che potrei festeggiare la caduta del fascismo e la sconfitta del nazismo, la fine del totalitarismo in Italia e la nascita della democrazia e invece dovrei festeggiare protestando contro una guerra ritenuta (da loro: i pacifisti anti-americani) ingiusta.... che nesso hanno le due cose? Perchè il 25 aprile viene strumentalizzato in maniera così oscena?

mercoledì, aprile 20, 2005

E se si scopre che l'America funziona?

Milena Gabanelli si è cacciata in un bel guaio: sta scoprendo che in America, nell'esecrata, nella prepotente, nella detestabile America, le cose funzionano meglio che da noi. Insomma, sembrerebbe esserci più spirito democratico, più senso dello Stato, più giustizia: "Report" (Rai tre, domenica, ore 21). Sembrerebbe. La Gabanelli deve aver deciso di confrontarsi con altre realtà da quando ha scoperto che in Italia importanti aziende di interesse pubblico concedono interviste alla Rai ma solo a giornalisti di riferimento (e nessun dirigente è intervenuto, ha trovato disdicevole l'accaduto, ha censurato i protagonisti). Purtroppo ha scelto l'America. La settimana scorsa si parlava di giustizia e tutti a scrivere: se Berlusconi vivesse negli USA non sarebbe presidente del Consiglio, là si che la giustizia amministrativa funziona. E pazienza se gli stessi il giorno prima avevano ancora una volta messo in discussione lo spirito democratico di quella nazione. L'altrieri si parlava di trasporti con due inchieste parallele di Sabrina Giannini e Bernardo Iovine. Così, a occhio e croce, "Report" ha avanzato l'ipotesi che funzionano meglio in America: i treni dei pendolari sono puntuali, puliti e sicuri, i taxi si trovano sempre e costano meno, le macchine non parcheggiano mai sui marciapiedi e la gente fa la fila per salire civilmente sull'autobus (a Milano, però, di notte c'è il lodevole servizio dei Radiobus). In America c'è più liberismo (spirito d'intrapresa, concorrenza) ma c'è anche più controllo, in modo tale che le regole vengano rispettate. In Italia c'è più trattativa privata, più scioperi che controlli. Un bel guaio se, alla fine, si scoprisse che l'America è meno brutta di quanto la si dipinge.
Aldo Grasso - Corriere della Sera, 19/04/2005

Ratzinga Z!!!

Ratzinga!
Ratzinga!
Ratzinga!

Trema,
Il regno delle Tenebre del Male
Dalla Fortezza di San Pietro arriva
Con i pugni teologici
Ratzinga, Paapaaaa
Ratzinga, Paapaaaa

Tuona
Si scaglia dal sagrato contro il Male
Se sei il nemico prega e' gia' finita
La Chiesa batte i denti, c'e'
Ratzinga, Paapaaaa
Ratzinga, Paapaaaa (croci rotanti!)
Ratzinga, Paapaaaa (pater noster!)
Ratzinga, Paapaaaa (ostia di fuoco!)

Ha la mente di Lutero ma tutto il resto fa da se'
Non conosce la paura ne'za italiano ke koz'e'
Lotta, cade, si rialza, sempre vincera'
Ratzinga, Paapaaaa
Ratzinga, Paapaaaa (rosario atomico!)
Ratzinga, Paapaaaa (lama del diavolo!)
Ratzinga, Paapaaaa (doppio amen!)

Ratzinga!
Ratzinga!
Ratzinga!
Ratzinga!

Forte,
Con uno sguardo spacca in due il conclave
Dagli occhi sputa fuori salmi gamma
Non c'e' chi e' forte piu' di te
Ratzinga, Paapaaaa
Ratzinga, Paapaaaa

Ha la mente di Lutero ma tutto il resto fa da se'
Non conosce la paura ne'za italiano ke koz'e'
Se hai bisogno puoi invocarlo, con la bibbia apparirà
Ratzinga, Paapaaaa
Ratzinga, Paapaaaa
Ratzinga, Paapaaaa (bombe gnostiche!)
Ratzinga, Paapaaaa (luce divina!)
Ratzinga, Paapaaaa (spada teologica!)
Ratzinga, Paapaaaa (sermone perforante!)
Ratzinga, Paapaaaa (incenso atomico!)
Ratzinga, Paapaaaa (pugno teologico!)
Ratzinga, Paapaaaa (croci rotanti!)
Ratzinga, Paapaaaa (doppio amen!)
Ratzinga, Paapaaaa (ora pronobis!)
Ratzinga, Paapaaaa (acqua santa!)
Ratzinga, Paapaaaa (lama diabolica!)
Ratzinga, Paapaaaa (doppio rosario!)
(testo ricevuto per posta elettronica - autore ignoto)

martedì, aprile 19, 2005

Giorgio Ambrosoli, un eroe borghese

Questa mattina, a Omnibus su La7, si parlava di Giorgio Ambrosoli. La Biblioteca nella quale lavoro è intitolata a lui, ricordo di avere scritto un profilo di Ambrosoli, eccolo:
“Un avvocato di Milano. Né oscuro né famoso. Rigido, intransigente, moralista, incapace di sfumature e di ambiguità, con una durezza corretta soltanto dall’ironia. E’ un uomo serio, brusco, sicuro delle sue scelte, anche se questo non esclude il dubbio. Non torna sulle sue decisioni, se le ritiene giuste. I suoi giudizi, spesso taglienti, gli procurano antipatie, ostilità, inimicizie. Non gli viene perdonato il carattere, il brutto carattere, e la sua incapacità di compromissione è scambiata per schematismo e altezzosità intellettuale. Attento, difeso, forse timido, pieno di pudori, al primo approccio spesso respinge. Ha bisogno di soppesare gli altri, di studiarli a lungo prima di concedere la sua fiducia. Ma con chi gli è amico svela tutta la sua affettività e delicatezza d’animo.
Alto, magro, un po’ stempiato, i baffetti, fa pensare a un attore americano degli anni trenta. E’ nato a Milano il 17 ottobre 1933, in via Paolo Giovio, tra corso Vercelli e piazzale Aquileia, dove c’è la chiesa del Fopponino.” Il suo nome è Giorgio Ambrosoli e questa riportata è la descrizione che ne fa il giornalista Corrado Stajano nel libro a lui dedicato.
Ambrosoli cresce in una famiglia della borghesia benestante. Il padre, avvocato, non esercita la libera professione, lavora in banca, alla Cassa di risparmio delle province Lombarde. Giorgio è il primogenito di tre figli. Fin da bambino sogna di fare l’avvocato. Si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Statale nel 1952. Consegue la laurea nel 1958 in Diritto Costituzionale; in apertura alla sua tesi, sul Consiglio Superiore della Magistratura, scrive una citazione dall’Apologia di Socrate:”Il giudice non siede allo scopo di amministrare a suo piacere la giustizia, ma di decidere ciò che è giusto e ingiusto”.
In quegli anni frequenta l’Unione Monarchica dove conosce la sua futura moglie, Anna Lorenza Gorla, con la quale si sposerà nella chiesa di San Babila nel 1962 e avrà tre figli: Francesca, Filippo, Umberto. Nel frattempo ha sostenuto l’esame di procuratore legale e trovato lavoro presso uno studio civilista.
Giorgio Ambrosoli comincia a farsi conoscere nella professione di avvocato. Nel 1964 ha una occasione che condizionerà la sua vita, attirandolo a specializzarsi professionalmente nel diritto societario e fallimentare. La Sfi, Società Finanziaria Italiana, viene messa in liquidazione coatta amministrativa, la Banca d’Italia nomina i commissari liquidatori; Ambrosoli svolge la funzione di segretario dei commissari, ma quasi subito diventa lui il vero cervello dell’operazione. E’ una scuola, la Sfi, una timida iniziazione, dove impara a diffidare, dove si rende conto di come è ardua, spesso impossibile la ricerca della verità. Il lavoro dura anni, affiancato da altri incarichi assunti nel tempo: presidente del Collegio sindacale della Banca del Monte di Milano, Presidente del Collegio sindacale della Gioventù musicale, sindaco supplente del Credito fondiario, sindaco del Giornale fin dalla fondazione nel 1974.
E’ proprio nel 1974 che riceve dal governatore della Banca d’Italia, Guido Carli, l’incarico di commissario liquidatore unico della Banca Privata Italiana, la banca di Michele Sindona.
Sindona, originario di Patti (Messina), era divenuto nel corso degli anni Sessanta uno dei più aggressivi banchieri del mondo; la sua abilità stava nel legare in un nodo inestricabile di affari quattro pilastri della società italiana: potere politico, Vaticano, massoneria e mafia. L'impero di Sindona, che arrivò a controllare un numero incalcolabile di banche e società finanziarie oltre alla metà dei titoli quotati a Piazza Affari, si avvia a dissolvere all’inizio degli anni settanta.
Ambrosoli comincia a ricostruire i motivi del fallimento della Banca Privata e a recuperare il denaro distratto da Sindona. Iniziano le intimidazioni, le voci anonime che telefonicamente lo minacciano. Ambrosoli però non si piega, è un professionista serio e onesto, non fa sconti e non accetta i vari progetti di salvataggio di Sindona, che eviterebbero al finanziere di rispondere penalmente del disastro finanziario e farebbero ricadere sulla collettività il peso economico. Sulla paura prevale il rispetto della propria libertà, libertà di essere coerente con se stesso, di non farsi condizionare da altri, di assolvere nell’interesse di tutti il proprio mandato. Le pressioni sono pesanti e scandalosamente esplicite, l’avvocato va avanti per la sua strada con i pochi collaboratori fidati, tra i quali vi è Silvio Novembre, maresciallo della Guardia di finanza. Nonostante abbia tutti contro, o quasi, Ambrosoli vuole affermare lo Stato delle regole e della legalità, uno Stato ideale a cui si ispira, fatto di dovere e senso delle istituzioni. Alla fine del 1978, si reca a New York per deporre dinnanzi al Gran Jury americano, perché, nel frattempo, Sindona sta per essere incriminato anche negli Stati Uniti per il dissesto della Franklin National Bank. Iniziano le minacce di morte per spingerlo a cambiare la deposizione davanti al Gran Jury. L'avvocato milanese è inflessibile.
La notte fra l’11 e il 12 luglio del 1979 Giorgio Ambrosoli viene assassinato da un killer arrivato appositamente dall’America, il mandante è Michele Sindona.

lunedì, aprile 18, 2005

Il federalista e il Paese Basco

Il 50% del federalista, ovvero la sua metà, ovvero io, mantiene un rapporto affettivo con Euskadi. Per due volte ho trascorso le mie vacanze estive in Euskal Herria e non posso che essere legato, per svariati motivi, a quella gente e a quei luoghi. Inoltre mi dichiaro tifoso dell'Athletic Bilbao (Aupa Athletic!). Che dire dunque, Enzo Reale fa una analisi del voto abbastanza condivisibile, dissento sulla necessità di tenere fuori dalle competizioni elettorali Batasuna attraverso la "Legge dei partiti". Durante i giorni dell'illegalizzazione del partito di Arnaldo Otegi mi trovavo a San Sebastiàn e confesso di avere manifestato a favore di Batasuna e di essermi trovato in piena kalea borroka con i poliziotti della guardia civil a sparare proiettili di gomma alle mie spalle. Vabbè, ora mi sputtano del tutto, confesso anche di avere mangiato alla festa organizzata da Herri Batasuna a Ondarroa (aperta parentesi: date un occhio ai risultati elettorali a Ondarroa: il PNV ha preso il 47% dei voti e il PCTV il 38%!) e di avere frequentato le herriko tabernas. Detto questo dico che la via politica è quella da seguire. Non serve la guerra sporca dei GAL di Felipe Gonzalez e non serve la repressione del Partido Popular messa in atto da Aznar. Se la maggior parte dei cittadini Baschi vota per i partiti nazionalisti e, diciamolo pure, secessionisti non si può risolvere il problema così come è stato fatto fino ad ora. Se il problema riguardasse un esiguo numero di persone allora il discorso sarebbe diverso. ETA ha cominciato a perdere consenso, ormai non ha più il seguito di un tempo, i vertici dell'organizzazione sono stati arrestati. Il terrorismo va combattutto e sconfitto. Ma la maggioranza dei cittadini vuole le stesse cose dei terroristi con mezzi democratici. Quel 12% che ha votato per il PCTV, quel 38% che ha votato per il PNV, quel 2% che ha votato per Aralar fanno più del 50% della popolazione basca. Che fare dunque? Neutralizzare l'ETA (così come poco alla volta si sta riuscendo a fare) e trovare una soluzione politica. Ma qual'è questa soluzione? Quale potrebbe essere una soluzione alternativa al referendum per la autodeterminazione dei Paesi Baschi?

Elecciones Vascas

Le elezioni di ieri nel Paese Basco hanno visto la vittoria e, nello stesso tempo, la perdita di voti del PNV. Il progetto del presidente Ibarretxe di libera associazione alla Spagna ha subito così un colpo di arresto. Il PNV ha conquistato 29 seggi (contro i 33 del 2001), rimanendo partito di maggioranza relativa. Dietro di lui il PSE ha visto aumentare i propri consensi: da 13 è passato a 18 seggi. Il PP invece ha avuto un sensibile calo, passando da 19 a 15 seggi ottenuti. La novità è la posizione di forza acquisita dal partito comunista delle terre basche (PCTV) che ha visto conlfluire a sè i voti dei simpatizzanti di Herri Batasuna/Euskal Herritarrok/Batusuna partito che nel tempo ha cambiato denominazione ma che ora, con qualunque nome si presenti, viene escluso da ogni elezioni. IU-EB, alleato di governo del PNV, ha confermato i 3 seggi ottenuti nel 2001. Al PNV ora non basterà più l'accordo con IU-EB per governare, i numeri dicono che PNV e IU-EB hanno conquistato un totale di seggi inferiore a quelli totalizzati da PP e PSE-PSOE. Un bel grattacapo per Ibarretxe...

L'omelia del papabile Ratzinger...

... e la reazione di Daniele Capezzone: "E' davvero impressionante, e spero sia da molti meditata a lungo, l'omelia che -non certo per caso, ma pour cause- il cardinale Ratzinger ha scelto di pronunciare nella Messa "pro eligendo Pontefice".Se questo è il suo "programma" (tra attacchi all'"individualismo radicale" e all'"agnosticismo"; tra anatemi contro la "dittatura del relativismo" e la qualifica come "inganno" di ogni altra idea e credenza, brandendo -anche qui non a caso- un passo di San Paolo), siamo vicini ad una lunga notte di intolleranza.Uno dei maggiori candidati al soglio pontificio rinnova, insomma, una teorizzazione antimoderna, assolutistica, fondamentalista.Che diranno i "laici ufficiali"? Hanno già pronto, a propria volta e alla bisogna, il turibolo?"

Esilio anti-Prodi

L'annuncio fatto sabato da Marco Pannella — «se questo centrosinistra prodiano andasse al potere io lascerei l'Italia» — riscuote entusiasmi in Forza Italia e scetticismo nel centrosinistra. [...] Mastella contro il capo radicale: «Parole ignobili, squallide e vergognose. Ricerca un po' di pubblicità a buon mercato. Inoltre, perche allora ha mendicato fino a qualche mese fa ospitalità nel centrosinistra?». Una domanda che in realtà si alza anche da qualche esponente radicale, con un ulteriore interrogativo: perche un attacco così pesante in un momento come questo? Ma Daniele Capezzone, segretario del Partito radicale, di risposte ne ha: «Pannella ha denunciato che questa crisi politica ha l'obiettivo trasversale di far saltare i referendum sulla fecondazione assistita. Poi ha sottolineato di essere contrario a questo centrosinistra, quello che ha rifiutato l'ospitalità a noi e posto il veto alla Lista Luca Coscioni". Aggiunge Benedetto Della Vedova: «Marco lancia un allarme: il centrosinistra si accredita già come vittorioso e si sta compattando con uno schieramento di poteri fortissimi; inoltre, carica emotivamente in modo irresponsabile parole come baratro, sfascio, senza neppure sentirsi in dovere di spiegare perchè con loro le cose dovrebbero cambiare». Infine Massimo Bordin, direttore di Radio radicale: «Marco ce l'ha con Prodi. Ma ha citato anche il Vaticano, Casini, Follini, Gianni Letta e Gifuni...». E il ventilato esilio pannelliano? Qui la risposta dei radicali è pressoché corale: si tratta di una figura simbolica.
Corriere della Sera, 18/4/2005

venerdì, aprile 15, 2005

Gad Lerner ovvero l'Emilio Fede del centro-sinistra!

Punto quarto: troppa furbizia nell'adulare il possibile vincitore. Volete un esempio? La sera di sabato 9 aprile, su La7, nel talk show chiamato 'L'Infedele', Gad Lerner si è prodotto in una chilometrica intervista a Prodi. Che tipo d'intervista? Nel vederla, mi sono detto subito: intervista seduta, in ginocchio, iper-amichevole verso uno zione molto amato, interpellato con il tu e chiamato per nome, Romano, caro Romano. L'esatto contrario di come si dovrebbe interrogare un politico in tivù. Gli odiati giornalisti americani usano ben altro stile. Viene definito 'del cane da guardia', che mostra i denti nell'interesse di chi ascolta. Lì per lì ho pensato di essere prevenuto contro Lerner, ormai mezzo giornalista e mezzo politico (dell'Unione). Poi ho visto che altri hanno reagito come il sottoscritto. Sul 'Corriere della sera', Daniele Capezzone, segretario dei radicali, è stato velenoso: "Gad Lerner? È il nuovo Emilio Fede del centro-sinistra". Fede ha replicato: "Assolutamente no. Io sono più bello, più simpatico e meno fazioso". Quindi ha aggiunto, al curaro: "Quello che mi assomiglia di più è Giovanni Floris, di 'Ballarò'".
Giampaolo Pansa, L'Espresso - 15/04/2005

Cronache reggiolesi / 2

A Reggiolo sbarca un reality show neozelandese!!! Una famiglia originaria della Nuova Zelanda, che ha vissuto tempo fa a Reggiolo e che poi ha fatto ritorno in patria, è stata catapultata (nuovamente) nel cuore della Bassa Reggiana per trascorrere i prossimi mesi a contatto con noi reggiolesi. Al seguito dei nostri nuovi compaesani ovviamente cameraman e tecnici vari per permettere ai neozelandesi di guardare la famiglia Waters nelle proprie televisioni. Ieri hanno fatto visita alla Biblioteca e, di conseguenza, al sottoscritto che è stato ripreso mentre svolgeva i propri compiti di bibliotecario modello. Probabilmente le telespettatrici neozelandesi saranno rimaste incantate dal mio fascino... nei prossimi giorni sarò sommerso da migliaia di lettere provenienti dalle mie nuove ammiratici dell'Oceania!

Cronache reggiolesi / 1

Periodo di grande mobilitazione dei dipendenti pubblici reggiolesi! Sciopero di 8 ore, indetto dal sindacato, per la giornata di oggi. Dalla 8 di questa mattina fino alle ore 12, presidio davanti al Municipio e raccolta firme contro "l'esternalizzazione" dei servizi. "E' scontro aperto. Domani dipendenti bloccano Comune" così titolava il suo articolo il signor Lecci (sul Resto del Carlino). "La protesta sindacale contro l'amministrazione comunale di Reggiolo coinvolgerà direttamente anche la popolazione locale . Per la prima volta le forze sindacali chiederanno ai cittadini di firmare una petizione popolare «contro l'esternalizzazione dei servizi pubblici come l'asilo nido e la casa di riposo e contro la mancata copertura con adeguate assunzioni di alcuni posti vacanti negli stessi servizi»". Sulla Gazzetta di Reggio ecco cosa dicono i sindacati:"Dal 2002 a oggi il Comune di Reggiolo ha ridotto del 10% l'organico non coprendo i posti in alcun modo . Per quanto riguarda il servizio assistenza, il nido e gli uffici, l'amministrazione non prevede neanche la copertura dei pensionamenti. Dal 2002 a oggi il Comune di Reggiolo ha ridotto del 10% l'organico non coprendo i posti in alcun modo . Per quanto riguarda il servizio assistenza, il nido e gli uffici, l'amministrazione non prevede neanche la copertura dei pensionamenti". La parola al Sindaco, Mauro Panizza "Secondo il primo cittadino, si starebbero comportando come se fossero un gruppo di opposizione politica. Invece — tuona Mauro Panizza — si tratta di sindacati, e ciascuno dovrebbe svolgere il ruolo che gli compete. [...] Questo dei sindacati è un accanimento privo di giustificazioni che mira soltanto a metterci in difficoltà sulla nostra autonomia, i cittadini stiano tranquilli perché i servizi miglioreranno e sarannoanche ampliati". Io, che non sono dipendente comunale ma collaboratore esterno, questa mattina mi son presentato regolarmente al lavoro presso la Biblioteca Civica (che purtroppo è rimasta chiusa per mancanza di personale, ero presente solo io!). E alla domanda:"Filippo, vuoi firmare la petizione?", ho risposto:"No, grazie!".

Clooney compra la spiaggia... e la privatizzazione avanza!

Avanti con la privatizzazione. Dopo la querelle di un paio di settimane fa, ecco una buona notizia, messa in evidenza dall'Agenzia AGR: "L'attore George Clooney potra' comprare la spiaggia di Laglio, davanti alla sua villa sul Lago di Como. Lo hanno stabilito i consulenti ingaggiati dall'amministrazione comunale per stabilire se incorressero in qualche illecito vendendo la spiaggetta alla star americana. La decisione finale pero' spetta comunque al Comune: tra le possibilita' prospettate anche la concessione dell'utilizzo da parte dell'attore dietro il pagamento di un canone". Sicuramente, ora, quella spiaggia non verrà deturpata.
di Enclave - 15/04/2005

giovedì, aprile 14, 2005

L'America, l'Europa e Max Weber

Interessante articolo di Fukuyama comparso oggi su La Repubblica. Cento anni fa usciva l'opera di Max Weber (L'etica protestante e lo spirito del capitalismo) sul rapporto fra religione, quella protestante, e lo sviluppo del capitalismo. Se l'influenza di fenomeni culturali non è determinante per lo sviluppo economico di una nazione, non vanno nemmeno sottovalutati, dice Fukuyama. Stesso discorso per il funzionamento delle istutuzioni, infatti i paesi cattolici sono stati più lenti di quelli protestanti a modernizzarsi e a democratizzarsi.E la profezia di Weber sulla modernità priva di valori non può dirsi di certo realizzata. Sicuramente l'etica del lavoro è priva di qualsiasi implicazione religiosa ma la religione, in America molto più che in Europa, non ha lasciato il passo ad un mondo fatto di senza Dio. La razionalità non ha ancora scansato del tutto la religiosità dalla vita delle persone, e la mobilitazione generale per la morte del Papa e la vitale presenza del mondo evangelico americano lo stanno a testimoniare.

25 Aprile - una data strumentalizzata che non può fondare una nazione

Come e perché la Resistenza perse i connotati storici e assunse quelli liturgici di un fenomeno che doveva diventare il mito fondante del nuovo Stato. Il ruolo politico del Partito Comunista e quello moralizzatore di Giustizia e Libertà.
Bel saggio dello storico Giuseppe Parlato. Questa è la versione comparsa su Il Domenicale, quella integrale invece è presente nel Breve corso di storia patria pubblicato dal Cidas e da Leonardo Facco editore.

mercoledì, aprile 13, 2005

Are you a Libertarian?


martedì, aprile 12, 2005

Siamo fallibili e ignoranti

Il primo grande insegnamento che ci proviene dalla Scuola austriaca è quello per cui la conoscenza umana è e resta ipotetica, congetturale. E, subito dopo, l'altra grande lezione: oltre che fallibili, noi siamo ignoranti - siamo fallibili nelle nostre conoscenze, e siamo ignoranti poiché le nostre conoscenze, specie le conoscenze di situazioni particolari di tempo e di luogo, sono e restano disperse tra milioni e milioni di uomini. [...] Solo gli individui pensano, ragionano e agiscono: è questo il nucleo teorico dell'individualismo metodologico di Menger, Mises e Hayek. E le azioni intenzionali degli individui comportano di necessità conseguenze inattese, inintenzionali.
Dario Antiseri a proposito della Scuola Austriaca (pezzo molto interessante, apparso su un vecchio numero di Liberal)

Bolton is perfectly qualified for the job!

The United Nations is a mess. Often corrupt and venal, always inefficient and wasteful, frequently captured by the worst political interests, and commonly motivated by the worst ideological impulses, the organization is anything but "the last great hope of mankind." If anyone can push it towards real reform, it is a serious critic, like John Bolton. Bolton, nominated by President George W. Bush to be the U.S. ambassador to the world body, is perfectly qualified for the job. He knows multilateral diplomacy, having served as assistant secretary of State for international organizations in the first Bush administration and as undersecretary of State for arms control and international security since 2001. [...] Americans will be able to sleep more soundly after the Senate confirms John Bolton as their representative to the U.N.
Doug Bandow - senior fellow at the Cato Institute

Amnistia

Pannella sospende lo sciopero della sete dopo le assicurazioni del Presidente del Senato. Apertura di An: niente pregiudizi. Castelli: mi rimetto al Parlamento.
Staremo a vedere...

Submission

Accettiamo e diffondiamo. Il film di Theo Van Gogh, ucciso da un fondamentalista islamico per avere denuciato gli aspetti oscurantisti dell'Islam, simbolo della libertà di espressione e di un cinema di forte denuncia è stato ritirato dal produttore e di conseguenza dal festival del cinema di Locarno. Già ieri, sul Corriere della Sera, direttori ed ex-direttori di keremesse cinefile, come Lizzani e Barbera, si erano espressi a favore di una partecipazione del film al festival/ai festival. Noi contribuiamo, nel nostro piccolo, a divulgare l'opera di Van Gogh, visionabile qui.

lunedì, aprile 11, 2005

Privatizzare la RAI!

Io sfido i sostenitori della proprietà pubblica a scrivere, nero su bianco, in che cosa consiste il servizio pubblico, di quali contenuti debba essere fatto. Si vedrà che non c’è nessuna ragione per cui debba essere erogato dallo stato. Se lo si può scrivere, può essere oggetto di un contratto, vincolante riguardo alla concessione delle frequenze. Chi vuole un servizio pubblico finanziato esclusivamente (o prevalentemente) dal canone sostiene che solo liberandola dalla pubblicità, dunque dall'inseguimento dell'audience, la tv può essere di qualità. In altre parole che il modo con cui la tv è finanziata influisce sul tipo di prodotto.Ma proviamo ora a girare la questione: possiamo dire che una tv finanziata solo dal canone non deve preoccuparsi di quanti spettatori la seguono? Dato che si spendono soldi di tutti, non è forse doveroso verificare che essi non vengano impiegati a produrre programmi che interessano solo pochi? Non sarebbe regressiva una tassa che è pagata da tutti ma impiegata per prodotti e servizi che interessano prevalentemente quella parte di popolazione che per cultura o censo può procurarsi da sé l’accesso ai contenuti che ritiene interessanti? La tecnologia digitale consentirà una vera moltiplicazione dell’offerta tv con la nascita e la diffusione di canali tematici a pagamento. Se mi interessa la lirica, sarò certo disposto a pagare una cifra ragionevole per vedere in tv la rappresentazione di un’opera, oppure a cedere una piccola parte di attenzione a una sponsorizzazione. Ci sono perfino nel programma di sala della Scala.
Franco Debenedetti - intervistato dal sito Caffè Europa a proposito di RAI

Elogio dello statalismo

Dal Corriere della sera: "Credo che dopo un voto così impegnativo sarebbe politicamente onesto riconsegnare agli elettori le chiavi della disputa", ha detto Follini al giornale, rispondendo alla domanda su come superare le difficoltà per la Casa delle Libertà, dopo che la settimana scorsa il centrosinistra ha conquistato 11 regioni su 13 e aumentato i suoi voti rispetto alle più recenti consultazioni. "Ma se decidessimo di andare avanti", ha subito aggiunto il vicepremier "la priorità assoluta è di tenere in ordine i conti pubblici", considerando che la Commissione europea prevede nel 2006 un deficit/Pil al 4,6% con un ampio sforamento del tetto del 3%. Alla domanda se il governo debba quindi rinunciare al taglio delle tasse, Follini ha risposto: "Data la situazione economica non credo potremo avventurarci in una distribuzione di risorse troppo generosa. E ogni centesimo che potrà essere utilizzato, andrà destinato alle tre grandi questioni aperte: famiglia, imprese e Mezzogiorno". Meglio non commentare suddette sciocchezze....
Enclave - www.libertari.org

Il nuovo talento di regime

Grandi novità in casa Liberazione! Il rinnovato quotidiano comunista rinnova la critica letteraria marxista con rinnovati scrittori ex-cannibali e il risultato del rinnovamento è la recensione di Aldo Nove al romanzo di Piperno, romanzo stroncato perchè borghese! Complimenti alla rinnovata Liberazione.

Un film da vedere e uno da non vedere

Quello da vedere è "L'amore fatale", tratto dal romanzo di Ian McEwan. Quello da non vedere è "Tickets" dei tre mostri sacri: Olmi, Kiarostami, Loach (in rigoroso ordine di apparizione, per l'ordine di gradimento dei singoli episodi occorre invertire i nomi: Loach, Kiarostami, Olmi).

Il "sistema Italia"

"Ciò che però caratterizza l’Italia è che la continuità tra destra e sinistra non può contare sull’eredità liberista di un Reagan o di una Thatcher. La continuità italiana resta fondamentalmente quella corporativa e consociativa, assistenzialista e protezionista, dove al Governo e alla politica viene richiesta la funzione di comporre gli interessi annacquando il confronto che, ai vari livelli, si determina sul mercato (o, meglio, sui mercati). Nel perseguire, illusoriamente, un sistema dove non ci siano “vinti” e “vincitori” - che è cosa assai diversa dal predisporre strumenti efficaci per sostenere tutti coloro che si trovano in difficoltà incentivandoli al contempo a superarla - si finisce per rinunciare alla efficienza del mercato, di volta in volta definito “selvaggio” e “cinico” quando non “amorale”. Da questa visione non si sono emancipate nel loro insieme le forze politiche di centro-sinistra; ma nemmeno quelle di centro-destra hanno saputo segnare, in questi anni di governo, una sostanziale discontinuità con le caratteristiche di fondo del “sistema Italia”. Sistema di cui fanno parte integrante, nei molti vizi e poche virtù, anche le organizzazioni sindacali e quelle imprenditoriali (seppur in modo diverso e con diverse responsabilità). In attesa che qualcuno sappia efficacemente argomentare una tesi diversa, la questione centrale dell’economia italiana resta dunque quella di una svolta liberale e di mercato, fino ad oggi largamente incompiuta."
Benedetto della Vedova, Corriere Economia dell' 11/4/2005

Nasce TocqueVille. La città dei liberi

Il Federalista, come sapete, ha aderito all'iniziativa e si dichiara Tocquevilliano. F., a dire il vero, si sente Hayekiano, prima che Tocqevilliano, ma questi sono dettagli.

giovedì, aprile 07, 2005

Ogm free, aumentano le adesioni

"Di male in peggio. Riporta l'Ansa: "Le ultime realta' territoriali ad aderire alle regioni europee 'ogm free' saranno: Umbria, Asturie, Midi-Pyrenees, Carinzia, Grecia.Salgono cosi' a 26 le regioni che si confrontano sugli ogm con la commissaria europea all'agricoltura Mariann Fischer Boel nella sede di Bruxelles. Nelle regioni europee che hanno aderito alla rete, questa protezione implica il divieto agli ogm sull'intero territorio o forti limitazioni per impedire la contaminazione dei prodotti tipici e biologici". Maledetta ignoranza..."
Redazione libertari.org, 7/4/2005

Tutto pienamente condivisibile

"Da quando è entrato nelle stanze dei bottoni ad oggi, al Cavaliere è mancato il coraggio di compiere la rivoluzione promessa. Gli sono mancate anche le persone, e si è circondato di yes-men che placano il suo istintivo desiderio di piacere, la sua smania di vincere ogni giorno un concorso di popolarità che in realtà lo vede, da quando è sceso in politica e forse da prima, inviso a metà del Paese.
Il nostro Presidente del Consiglio è dipinto dai media europei come un mefistofelico incrocio fra Margaret Thatcher e Ronald Reagan. Ma non ci lascerà in eredità né il glorioso taglio fiscale di Reagan, né l’economia liberalizzata dalla Thatcher. L’unico tratto in comune con la Lady di ferro è che, come lei, che si scelse in John Major il peggiore degli eredi possibile, lascerà un centro-destra allo sbando, destinato ad una lunga traversata nel deserto. Per carità, a sinistra non abbiamo certo un Blair, ma Prodi. L’Italia, come ha segnalato acutamente Bruno Tabacci, è bloccata in un bi-leaderismo distruttivo."
Alberto Mingardi su La Provincia del 7/4/2005

Punk's not died

Ora che anche Nichi Vendola parla in toni apocalittici del relativismo etico di noi moderni, non resta altro da fare che appellarsi ai Padri del relativismo e del nichilismo moderno... state pensando a Nietzsche e ad Heidegger? Spero di no, perchè io sto parlando dell'anno di grazia 1977 e dei Padri che hanno fondato il mio pensiero: Dead Kennedys, Ramones, Husker du, eccetera eccetera. Se il rock 'n' roll era negli anni 50/60 il grande satana ora invece siamo alla negazione completa dell'estetica punk rock. A me sembra che regole di comportamento imposte dallo Stato ce ne siano fin troppe e che queste bastino. Se poi vogliamo aumentare i poteri dello Stato allora avremo uno Stato etico, totalitario e il problema del relativismo etico non si proporrà più. Lasciamo che ognuno sia padrone delle proprie scelte e che ognuno possa essere padrone del proprio Nulla oppure che ognuno possa essere padrone della propria fede (di qualunque tipo)... il tutto dentro norme stabilite, norme già esistenti e sancite da uno Stato che dovrebbe dare solo alcune norme di comportamento. Se milioni di persone si recano a dare l'ultimo saluto al Papa vuol dire che questo grande Nulla non è diffuso nell'intero occidente. Persone che credono e che hanno proprie condotte di vite e convincimenti personali ne esistono ancora parecchie. Le Chiese si svuotano ma non siamo ancora un popolo di senza Dio. E non tutti hanno condotte morali legate alla religione che professano, altri (il sottoscritto) riesce a vivere dignitosamente anche senza religione. La libertà poi non è così brutta!

Il partigiano Bocca

Sul Corriere di ieri lungo articolo sul caso del saggio di Cavaglion rifiutato da Einaudi e poi pubblicato da l'Ancora del Mediterraneo. Rifiuto dovuto ad alcuni passaggi del libro ritenuti scomodi per la sinistra e dunque per l'editore. Del Bocca antisemita già si sapeva. Certo non è mia intenzione calare un giudizio su di un uomo basandomi su fatti passati ormai da più di sessanta anni. A maggior ragione un uomo che poi è stato dalla parte della Resistenza e della Repubblica per tutto il resto della sua vita, diventando un importante giornalista. Un uomo dunque che ha riconosciuto i suoi errori di gioventù passando dalla parte sbagliata a quella giusta. Ma, a leggerlo in quest'ultimo periodo, (su l'Espresso) verrebbe da domandarsi se la parte giusta e la parte sbagliata gli siano diventati concetti chiari. Ora che paragona i nazisti agli americani e Hitler a Bush sembra che abbia ancora una certa confusione, lui che stava a ventanni dalla parte della guerra ariana ed ora con i simpatizzanti italiani dei resistenti saddamiti. In ogni caso vi riporto il passaggio del libro in cui si parla di Bocca:
Bocca, prima di diventare l'importante uomo di Resistenza che certo è stato, nell'agosto del 1942 aveva ancora difeso strenuamente "la necessità ineluttabile di questa guerra ariana intesa come ribellione dell'Europa al tentativo ebraico di porla in schiavitù".

mercoledì, aprile 06, 2005

Christian Rocca contro l'Onu: ad aprile per Lindau!

In libreria a metà aprile arriva il pamphlet di uno dei giornalisti italiani più bravi: Christian Rocca. Il quale si scaglia contro i disastri e gli scandali dell'Onu, in un testo aggiornato agli ultimi avvenimenti. Da non perdere!!!

CDL: dopo la sconfitta

CDL: dopo la sconfitta.
Che fare? Chi cacciare? Come cambiare?

La sconfitta riportata, con proporzioni assai ampie, dalla CDL è inequivocabile. Calcolando il totale dei voti dei due Poli si ottiene questo risultato: Unione 53%, CDL 44,1% (secondo Repubblica.it), Unione 52,1%, CDL 45,9% (secondo il Corriere della Sera) . Alcune considerazioni sui dati sono necessarie. Alle politiche del 2001 si recarono alle urne l'82,7% degli aventi diritto, in queste regionali invece il 74,6%. Ci potrebbe essere quindi un 8% circa di italiani da portare dalla propria parte. Questo 8% però va convinto e portato alle urne. In più, in queste elezioni, si sono presentati fuori dai Poli due schieramenti più facilmente riconducibili alla CDL: Alternativa Sociale di Alessandra Mussolini e la nuova DC di Rotondi. Questi due movimenti non hanno ottenuto un riscontro esaltante ma in un sistema maggioritario anche il loro 2% potrebbe essere utile. Un altro movimento di grande spessore politico sono i Radicali, anche loro potrebbero portare voti importanti. I numeri dunque dicono che la partita delle politiche del 2006 è tutta da giocare. Se si analizzano i voti presi dai singoli partiti della CDL si nota come Forza Italia sia il partito più penalizzato da questa tornata elettorale: nelle politiche del 2001 ottenne il 29,1%, nelle europee del 2004 il 21% e in queste regionali solo il 18,9%. Gli altri partiti hanno confermato all'incirca i loro dati. Rispetto al 2001 a Forza Italia manca circa il 10% dei voti. Come fare per tornare a quei livelli? Come conquistare nuovamente il proprio elettorato? Forza Italia si era presentata come compagine liberale, riformatrice e modernizzatrice. In questo ha in buona parte fallito. Gli elettori avevano visto in lei quella forza dalla spinta liberale che all'Italia è sempre mancata. Purtroppo per demeriti suoi ma anche per l'ostruzionismo dei partiti della coalizione il vento liberale di Forza Italia è diventato una leggera brezza a tratti impercettibile. Ora le occorre riprendere quel discorso e tornare ad essere coi fatti credibile. L'accordo per il 2006 coi Radicali (richiesto anche da parte Radicale, nella persona di Benedetto Della Vedova) potrebbe fare aumentare il peso della componente liberale interna alla coalizione, a tutto vantaggio di Berlusconi e della sua volontà riformatrice. Anche un atteggiamento più aperto verso i temi referendari potrebbe dare riscontri postivi in termini elettorali, soprattutto se a vincere sarano i "si". In ultimo direi che pure gli uomini di partito non danno una grande immagine a Forza Italia. Intorno a Berlusconi e alla sua capacità di fascinazione attraverso i media c'è il vuoto. Bondi e Cicchitto non sono assolutamente all'altezza, sia per impatto mediatico sia per spessore politico-intellettuale. Occorrono giovani in gamba e preparati e non fossili riesumati dal PSI e dalla DC. Gente come Daniele Capezzone e Marco Cappato (tutti e due poco più che trentenni) sono una rarità e una risorsa per il nostro panorama politico. Solo se il Cavaliere riuscirà a tirare fuori dal cilindro personaggi come loro (un qualsiasi quarantenne che valga anche solo la metà di un Capezzone) offrirà finalmente agli occhi degli italiani l'immagine di un partito nuovo, giovane, dinamico, brillante e di successo.

Qualcuno ha visto le politiche "neo-liberiste" del governo?

Platea affollata quella che occupava ieri sera lo studio di Otto e mezzo, direi fin troppo affollata... il povero Capezzone è potuto intervenire (seppur magistralmente e con la solita chiarezza) una sola volta e per 5-6 minuti circa. Politici del centrosinistra evidentemente e giustamente contenti ma qualcuno è andato un po' troppo oltre risultando assai supponente e antipatico (facciamo un nome? Rosy Bindi). La Bindi in delirio da onnipotenza (post-vittoria) in primo luogo si è lasciata andare a considerazioni che spettavano a membri della CDL e poi ha criticato senza mezzi termini pure la trasmissione (ora mi chiedo: ma quando la gente dice che i politici della CDL sono arroganti si dimentica volontariamente di non includere anche qualche presuntuosetto e sbruffoncello de l'Unione?).
Comunque il tema della puntata era: perchè la CDL ha perso? Fassino si è limitato a dire: promesse non mantenute. Analisi stringata ma veritiera. Il parolaio Bertinotti si è esibito in una analisi delle politiche economico-sociali del governo, degne per linguaggio di un Toni Negri, con un discorso puramente astratto, lontano anni luce dalla realtà. Ovviamente è andato a parare su queste benedette politiche "neo-liberiste" che avrebbe compiuto il governo... il problema è che per Bertinotti (uno che vuole abolire la proprietà privata) anche le politiche economico-sociali di una Unione eventualmente al governo gli sembreranno "neo-liberiste". Per uno che si dichiara comunista è ovvio che il nemico sia il liberalismo (e il liberismo altro non è che una componente del liberalismo). Dunque non si è fatta attendere la replica di Capezzone: "a Bertinotti ma ndo stanno ste politiche liberiste!!!". E' proprio questo il punto: urgono politiche liberiste! E magari da parte di Forza Italia occorrerebbe non avere un atteggiamento volto ad incoraggiare l'astensionismo nei prossimi referendum. Forza Italia deve tornare a presentarsi per quello che era: un grande movimento liberale e riformatore. Tutto qui.

Addio al grande Saul Bellow

E' scomparso a 89 anni il grande scrittore americano Saul Bellow (premio Nobel per la letteratura nel 1976). Da noi tocquevilliani conosciuto in primo luogo per avere scritto la biografia romanzata dell'amico Allan Bloom in "Ravelstein" (Mondadori), ma autore di tanti altri grandi romanzi, uno su tutti "Herzog" (Mondadori). Di un paio di anni fa poi è la monumentale biografia, pubblicata sempre da Mondadori, di James Atlas dal titolo "La vita di Saul Bellow". In ultimo segnalo il "reportage sui luoghi bellowiani", diviso in due parti, di Alessandro Piperno (l'autore di quel clamoroso esordio dal titolo "Con le peggiori intenzioni") comparso sul trimestrale "Nuovi argomenti". Buona lettura!

Tutti in fila a San Pietro a vedere l'ultima opera di Cattelan!

Sms ricevuto ieri sera.

martedì, aprile 05, 2005

Prepariamoci al modello emiliano su scala nazionale

Con la vittoria del centrosinistra alle regionali (e più di vittoria si potrebbe parlare di batosta) e con la perdita progressiva di consensi di Forza Italia (alle poltiche del 2001 aveva il 29% dei voti, ora è scesa al 19%), mentre gli altri partiti della CDL hanno confermato i proprio voti, decretiamo l'agonia del vento liberale che avrebbe potuto cambiare l'Italia e che invece è diventato una leggera brezza a tratti impercettibile. Mises diceva che un partito liberale non serviva perchè il liberalismo doveva essere presente in ogni singolo partito, quindi risultava superflua l'esistenza di un partito liberale, quando tutti si sarebbero detti liberali. In Italia sappiamo com'è andata. Se diamo un'occhiata al nostro secondo dopoguerra, vediamo che è esistito un Partito Liberale Italiano (oggi ricostituitosi) che ha avuto scarsi consensi, sì, è stato partito di governo ma con un incidenza minima, schiacciato da quella macchina di consenso elettorale chiamata Democrazia Cristiana. Siamo stati governati per quasi 50 anni da una forza come la DC (che liberale proprio non era) e l'alternativa era presentata dal Partito Comunista Italiano. Con l'entrata in politica di Silvio Berlusconi sembrava che le cose potessero cambiare. Dopo una prima apparizione assai breve nel 1994, nel 2001 Forza Italia e la CDL hanno riportato una vittoria importante in termini numerici. Con il partito di Berlusconi a far da guida all'intera coalizione, in virtù del suo quasi 30%. Poteva essere arrivata finalmente la grande occasione per cambiare il paese, ma il Cavaliere prima si è preoccupato dei fatti propri (con qualche leggina ad personam di troppo) e poi è rimasto vittima delle continue verifiche di governo (dovute alla perdita di consensi di FI nelle diverse tornate elettorali), permettendo ad UDC e AN di fare la voce grossa. Ora prepariamoci a farci governare dal 2006 da Prodi e dal modello emiliano. Mentre il sogno di una Italia liberale si allontana sempre di più.

Non legatevi

Mercuzio scrive: "Non legatevi ai governatori. Non legatevi all'idea che la destra possa essere rappresentata dall'essenza della mediocrità. L'Italia ha bisogno del popolo delle schede nulle, delle pagine bianche, del non voto. Una maggioranza di non votanti al governo di questo paese. Perchè tra la mediocrità e il nulla. Meglio il nulla."
Io non sono andato a votare. Il mio voto non lo regalo. Non voglio compromessi. Credo che sia giusto far capire che di voti da prendere ce ne sono molti, se solo i veri riformisti avessero il coraggio di rischiare qualcosa pur di cambiare veramente le cose. Parlo di riformisti di destra e sinistra, ormai la differenza è infinitesima visto che la sinistra è conservatrice e la destra vuole esportare la democrazia.
Qui c'è bisogno di darsi una mossa e cambiare veramente le cose.
L'Italia sta perdendo e la colpa non è solo di Silvio, ma di tutti.
Stiamo continuando a dormire.
M.

sabato, aprile 02, 2005

Pensioni - una riforma per sopravvivere

Sto leggendo il libro pubblicato da Rubbettino e Leonardo Facco Editore, con la supervisione dell'Istituto Bruno Leoni, di Josè Pinera (sulla riforma delle pensioni attuata da lui medesimo in Cile). L'attuale sistema italiano è al collasso, col sistema a ripartizione lo Stato ha creato una situazione insostenibile. Le tasse che noi stiamo versando finiscono in una cassa per i lavoratori che serve a pagare le pensioni dei nostri padri. Con questo sistema alle nostre pensioni ci dovranno pensare le generazioni future, ma il trend demografico non lascia prevedere nulla di buono. L'indebitamento dello Stato per gestire questo sistema è diventato spaventoso. Urge un cambiamento, e non sarà l'innalzamento dell'età pensionabile a risolvere il problema. Il problema potrebbe essere risolto da un sistema a capitalizzazione. L'individuo potrebbe scegliersi il fondo pensione dove mettere i suoi soldi (e non affidarli più allo Stato) e decidere anche il momento opportuno per andarsene in pensione, senza vincoli d'età, e riscattare il proprio denaro. Passare da un sistema all'altro comporta grosse difficoltà: io pago il mio fondo pensione ma chi paga nel frattempo la pensione a chi ha già maturato l'età pensionabile? Cominciare a vendere tutte le proprietà dello Stato potrebbe servire a finanziare questa riforma necessaria.

Il modello emiliano

Domani pomeriggio ci sarà l'incontro con Edmondo Berselli (autore del libro "Quel gran pezzo dell'Emilia") e, visto che sarò io a condurlo, era d'obbligo la lettura del suo libro. Libro che si legge molto piacevolmente grazie ad una scrittura molto gustosa. Libro che tratta dell'Emilia a 360°, spaziando dalla politica ai motori, dalla cucina al calcio, dalla musica a tanto altro ancora. Ma cos'è questo modello emiliano? Berselli dice che per capirne la vera essenza occorre andare al periodo in cui, nell'immediato dopoguerra, i comunisti ammazzavano, nel famoso "triangolo della morte", tutti i fascisti o i presunti tali. In quella situazione provvidenziale fu l'arrivo a Reggio Emilia di Togliatti. Il quale capì che l'Emilia poteva essere la vetrina del socialismo che produce benessere. Sistemata l'instabilità, il Migliore creò le condizioni per quel compromesso fra mondo comunista e mondo borghese che avrebbe portato prosperità nella regione. E la rivoluzione? La rivoluzione poteva aspettare... a tal punto che la famosa ora X per la mobilitazione rivoluzionaria non sarebbe mai arrivata. Negli anni dunque si venne a creare quell'impasto di potere egemonico della sinistra comunista e post-comunista, di efficienza amministrativa sopra la media, di imprenditori con il senso degli affari e di numerose cooperative... questo è il modello emiliano.